Dalla Florida al Bronx, sull’America spira il vento socialista
Stati uniti Anche l'afroamericano Gillum vince le primarie democratiche sconfiggendo i candidati moderati. E Trump furioso tira fuori presunti hacker di Pechino per attaccare i dem in vista del voto
Stati uniti Anche l'afroamericano Gillum vince le primarie democratiche sconfiggendo i candidati moderati. E Trump furioso tira fuori presunti hacker di Pechino per attaccare i dem in vista del voto
Non si ferma l’onda di sinistra che sposta il partito democratico Usa su posizioni più radicali: l’ultima stella nascente nel firmamento socialista americano è il sindaco di Tallahassee, Andrew Gillum. Ha vinto a sorpresa la corsa per il ruolo di candidato democratico come governatore della Florida.
Come è ormai prassi, Gillum ha battuto i candidati moderati con un budget ben più cospicuo del suo, con l’appoggio di Bernie Sanders e un programma su sanità pubblica, diritto allo studio, legalizzazione della marijuana, controllo delle armi, riforma carceraria. Se dovesse vincere a novembre sarebbe il primo governatore afro-americano della Florida.
Che negli Usa un vento socialista spiri da abbastanza tempo per non essere una corrente passeggera se ne sono accorti in molti: sul New York Times Corey Robin, professore di scienze politiche al Brooklyn College e alla City University di New York, ha scritto che «il socialismo era il nome del nostro desiderio, ma potrebbe cambiare. Il sostegno pubblico per il socialismo sta crescendo. Socialisti come Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez e Rashida Tlaib si stanno facendo strada nel Partito democratico, che un tempo l’analista politico Kevin Phillips chiamava il ‘partito capitalista più entusiasta del mondo’. L’appartenenza ai socialisti democratici americani, la più grande organizzazione socialista del Paese, sta salendo alle stelle, specialmente tra i giovani».
Mentre i socialisti vincono, i repubblicani si distanziano da Trump. Ieri è stato il turno di Don McGahn, il più importante consigliere giuridico e legale del presidente. L’annuncio è arrivato meno di due settimane dopo la diffusione della notizia che McGahn ha collaborato a lungo con l’inchiesta sul Russiagate del procuratore speciale Mueller: circa 30 ore di deposizioni.
Queste notizie innervosiscono Donald che si è lasciato andare a dichiarazioni una più dura dell’altra. In un incontro con i leader cristiani evangelici ha affermato che se alle elezioni di midterm di novembre dovessero vincere i democratici, questi «revocheranno tutto quello che ho fatto e lo faranno velocemente e violentemente. Siete a un’elezione dal perdere tutto quello che avete, il livello di odio, di rabbia è inimmaginabile». Mossa nemmeno troppo occulta per fomentare i suoi sostenitori suprematisti bianchi contro i movimenti antifascisti seguiti soprattutto dagli afroamericani.
Non pago ha affermato su Twitter che «le email di Hillary Clinton, molte delle quali costituiscono Informazioni Riservate, sono state hackerate dalla Cina», riferendosi alla notizia divulgata dal portale super conservatore Daily Caller News Foundation, secondo cui una società cinese controllata da Pechino avrebbe violato il server di posta dell’abitazione privata di Clinton, ai tempi in cui era segretario di Stato, grazie a un codice che ritrasmetteva agli hacker in tempo reale una copia di tutti i messaggi.
«La prossima mossa è meglio che sia dell’Fbi e del Dipartimento di Giustizia, o dopo tutti i loro altri passi falsi (Comey, McCabe, Strzok, Page, Ohr, FISA, Dirty Dossier etc.), la loro credibilità sarà persa per sempre!». ha concluso. Dopo di che è passato ad attaccare la rete, prima Google che diffonderebbe sul suo conto solo fake news, poi anche Twitter a Facebook: «Abbiamo letteralmente migliaia e migliaia di lamentele – ha detto Trump – Google, Twitter e Fb stanno rischiando e devono stare attenti, non possono fare questo alla gente».
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