Fini e Dini, Calvi e Salvi, tanto centrodestra (Romani, Brunetta, Fedriga, Schifani, Gasparri…), un po’ meno centrosinistra (Civati, Tocci, Zoggia…), vecchie glorie (Pomicino, Gargani), costituzionalisti di diverse sponde (Cheli, Gallo, Antonini, Pertici e poi l’ingresso, applaudito, di Stefano Rodotà), persino Ingroia. Massimo D’Alema è il primo a rendersi conto che la composizione articolata – diciamo – della sua platea può essere un problema. In altri tempi, la capacità di mettere assieme culture ed esperienze politiche così diverse – e c’è anche il senatore Ferrara capogruppo del Gal – sarebbe stata un valore aggiunto. Tanto più in una campagna per il...