Alla Camera la maggioranza strappa norme e regolamenti
Decreto Flussi Proposta di legge sulla Corte dei Conti, separazione delle carriere a tappe forzate
Decreto Flussi Proposta di legge sulla Corte dei Conti, separazione delle carriere a tappe forzate
Le destre hanno rotto gli argini e sentono di poter dare la spallata all’attuale assetto costituzionale, come ieri ipotizzava questo giornale? La conferma a questa impressione arriva dal Parlamento, dove la maggioranza ha compiuto una forzatura sul ddl con la separazione delle carriere, per di più con una minaccia formulata ieri di un ulteriore abuso dei regolamenti parlamentari, mai visto prima per una riforma costituzionale.
QUESTA SETTIMANA l’Aula della Camera è convocata solo fino a mercoledì, come sempre avviene nella settimana che precede le elezioni (domenica si vota in Emilia Romagna e Umbria). Ma la commissione Affari costituzionali è invece stata convocata da martedì sino a domenica, tutti i giorni con tanto di sedute notturne. Già questa è una prima forzatura visto che l’attività extra moenia dei parlamentari, cioè fuori dal Palazzo, è tutelata dalla Costituzione. Il punto è che per accontentare i diversi partiti della maggioranza la commissione ha nel proprio ordine del giorno diversi provvedimenti che sono stati inseriti nel calendario d’aula tra la prossima settimana e la successiva: il decreto Flussi a cui si è aggiunto tramite emendamento il decreto Paesi sicuri, in tutto 523 emendamenti, su cui spinge il governo (il 21 in aula); la proposta di legge di Fdi che taglia le unghie alla Corte dei Conti, in quota meloniani; la separazione delle carriere, in quota Fi (in aula il 26). Le opposizioni la scorsa settimana hanno fatto notare l’impossibilità per la commissione di esaminare in poche sedute tre provvedimenti di tale portata, invitando le destre a prendere atto della necessità di posporre l’approdo in aula del ddl costituzionale sulla giustizia e della proposta di legge sulla Corte dei Conti. La risposta è stata: convocazioni tutti i giorni da ieri sino a domenica con sedute notturne, con tutti e tre i provvedimenti in calendario.
NELLA SEDUTA di ieri mattina sono stati bocciati gli otto emendamenti all’articolo 2 del ddl Nordio (quelli all’articolo 1 erano stati votati la scorsa settimana) e si è passati a esaminare gli emendamenti al decreto Flussi/Paesi sicuri. Inutili gli ulteriori appelli delle opposizioni a un esame ordinato della riforma costituzionale, la quale sta avvenendo in un soliloquio delle minoranze. Nessuno della maggioranza interviene, e solo ieri, dopo nuove sollecitazioni delle opposizioni, un deputato per ciascun gruppo delle destre ha fatto una breve dichiarazione sulla bontà del testo. Eppure questa volta non c’è la scusa del numero eccessivo di emendamenti dell’opposizione: sono solo 260.
DINANZI ALLA REITERATA richiesta delle minoranze di un confronto sul merito senza la tagliola dell’aula il 26 novembre, è arrivata ieri una minaccia che si tradurrebbe in una ulteriore forzatura mai verificatasi nella storia parlamentare. Se non si riuscirà a votare tutti gli emendamenti entro quella data, ha detto il viceministro Francesco Paolo Sisto, «si va in aula con il testo base»; in termini tecnici «senza il mandato al relatore». Vale a dire che la commissione di merito, cioè il luogo dove si approfondiscono i provvedimenti, rinuncia a discutere e a proporre all’aula una propria elaborazione. Non è mai accaduto per una riforma costituzionale.
L’ALTRA FORZATURA riguarda la proposta di legge sulla Corte dei Conti. Qui il forzista Enrico Costa ha presentato un emendamento estraneo alla materia che vuole colpire le toghe: esso introduce il danno erariale a carico del magistrato che ha posto in custodia cautelare un imputato poi prosciolto, che ottiene una riparazione pecuniaria per ingiusta detenzione. Una proposta chiaramente estranea per materia alla pdl che sarebbe dovuta essere dichiarata inammissibile per questo motivo ma che invece non è stata dichiarata tale. In più, la relatrice Sara Kelany (Fdi) e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari (Lega) hanno evitato di dare un parere contrario, bensì hanno proposto un accantonamento, così da esaminarlo alla fine. Un modo per tenere la pistola sul tavolo senza ritirarla. In compenso in Senato il ddl Sicurezza non avrà un cammino facile. Non solo su di esso incombono 1.500 emendamenti (100 da Avs, 224 dal Pd e 205 da M5s), in più le opposizioni li stanno illustrando uno a uno, allontanando l’approvazione prima di Natale.
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