«D’Alema è divisivo», gaffe di Pisapia. Mdp si spazientisce
Sinistra&alleanze Sinistra ai ferri corti, anche Vendola contro l’ex sindaco su twitter Poi l’abbraccio con Bersani e Errani, ma Insieme è sul binario mortoTabacci: Giuliano è amareggiato, Mdp sta diventando una piccola sinistra di testimonianza con Fratoianni e il Brancaccio, non ci interessa
Sinistra&alleanze Sinistra ai ferri corti, anche Vendola contro l’ex sindaco su twitter Poi l’abbraccio con Bersani e Errani, ma Insieme è sul binario mortoTabacci: Giuliano è amareggiato, Mdp sta diventando una piccola sinistra di testimonianza con Fratoianni e il Brancaccio, non ci interessa
Marciare divisi per colpirsi l’un l’altro. Ieri buona parte delle sinistre impegnate – a parole – a unirsi per le politiche, si sono prodotte per l’intera giornata nella parodia del precetto di Mao Tse Tung. Segno che al di là della retorica delle dichiarazioni unitarie, nella pentola della sinistra bollono due liste, se non tre. Per la gioia di Matteo Renzi, che ai suoi infatti confida gran divertimento.
A dare il via alla giostra del veleno stavolta è Giuliano Pisapia. Per il quale ieri mattina non era stato un buon risveglio: sui giornali era per lo più descritto sotto scacco di Mdp per via della decisione di rompere con il governo, con tanti saluti ai toni concilianti che lui stesso aveva usato a Palazzo Chigi con Gentiloni. Regista della rottura, secondo i retroscena, come sempre Massimo D’Alema. Così di buon mattino l’ex sindaco interviene a Radio Capital e si leva un sassolino dalla scarpa. «D’Alema sa che io sono a disposizione di un progetto unitario e invece lui continua a fare dichiarazione che dividono», dice. Poi rivela: « Lui era favorevole che oggi (ieri, ndr) non si votasse lo scostamento di bilancio che avrebbe portato all’aumento dell’Iva». E infine conclude: «Io sono dell’idea che chi non ha obiettivi personali potrebbe fare un passo di fianco, bisogna esser in grado di unire. Vale per lui come per me». Insomma: D’Alema è divisivo ed è meglio che non si candidi.
Il presidente di Italianieuropei ha intenzione di candidarsi e non replica. Ma in Mdp l’ultima uscita di Pisapia è la goccia che fa traboccare il vaso. Rottamate le frasi di circostanza, partono i fendenti: «Di questa storia di D’Alema leader occulto non se ne può più», attacca l’eurodeputato Massimo Paolucci, roba da «propaganda renziana, «menzogne», «rancori personali», «sconcerta che Pisapia utilizzi le stesse insopportabili argomentazioni». Si accodano in tanti, dal bersaniano Flavio Zanonato fino a Davide Zoggia, ex pontiere fra Mdp e Campo progressista. «D’Alema è una personalità di questo paese, può piacere o no, ha un seguito e vuole dare un contributo», dice. Poi fa scivolare sul tavolo un’altra questione: «Io sto facendo delle cose in Sicilia con D’Alema e con Bersani e le piazze sono sempre piene: loro sono due leader, due capi. Non dobbiamo rinunciare a nessuno, non siamo un milione».
Il riferimento è alla ritirata di Pisapia dal fronte siciliano. L’ex sindaco non sostiene Fava ma neanche Micari. E per la sinistra la campagna elettorale non è facile. Il risultato sarà letto in chiave nazionale: sono in molti a pensare che Pisapia deciderà definitivamente cosa fare solo dopo quel voto.
A stretto giro contro l’ex sindaco si abbatte anche un colpo di Nichi Vendola. Non è la prima volta che l’ex presidente della Puglia lo attacca per via del suo «niet» all’alleanza con i suoi eredi di Sinistra italiana. Vendola twitta con sarcasmo: «Ha ragione Pisapia, D’Alema è divisivo, divide la sinistra dalla destra. Per Pisapia è sufficiente dividere la sinistra». E dire che anche Vendola quanto a divisioni della sinistra ha un discreto curriculum da vantare: nel 2009 ha guidato la fuoriuscita di Sel dalla casa madre Rifondazione comunista.
Pisapia replica piccato, e anche il suo è un colpo gobbo: «Si può cambiare idea, ma non dimenticare: hai governato la Puglia in variegata compagnia. A Milano non c’era destra in giunta». Allude alla presenza di esponenti di area Udc, quando quella forza faceva parte del centrodestra.
Ma alla fine in serata l’ex sindaco è costretto, anche dai suoi, a correggere il tiro almeno su D’Alema. Nessun veto, rettifica, «non ne ho mai messo né ho intenzione di metterne ora o in futuro», la sua era solo una generale richiesta di «meno protagonismi personali».
«D’Alema e Pisapia sono molto più complementari di quanto possa apparire, possono stare naturalmente insieme», butta acqua sul fuoco Roberto Speranza. E domani sera è attesa la pace di Ravenna: Pisapia e Bersani festeggeranno il ritorno in politica di Vasco Errani, ex commissario alla ricostruzione. All’ex segretario Pd toccherà elargire un altro dei suoi famosi abbracci pacificatori.
Ma era stato proprio Speranza, domenica scorsa dal palco di Napoli, ad avvertire Pisapia: «Il tempo è scaduto». In Mdp c’è chi spiega che al di là delle punzecchiature il matrimonio con Cp è inevitabile. Ma non è quello che pensa Bruno Tabacci, il consigliori di Pisapia che ieri ha votato sì al Def: «Giuliano è amareggiato», racconta a un collega, «Mdp sta diventando una piccola sinistra. E questo non ci interessa»
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