Internazionale

Dal rischio Trump al “cessate il fuoco” a Gaza. I 40 minuti di Kamala Harris

Kamala Harris sul palco della convention di Chicago con amici e familiari - Gabrielle Lurie-San Francisco Chronicle via APKamala Harris sul palco della convention di Chicago con amici e familiari – Gabrielle Lurie-San Francisco Chronicle via AP

Elettorale americana Dal racconto privato agli attacchi allo sfidante, la candidata alla Casa Bianca non parla "ai democratici" ma a tutti gli americani. L'obiettivo, convincere gli indecisi

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 24 agosto 2024
Marina CatucciINVIATA A CHICAGO

Dopo essere salita sul palco accolta da un applauso che sembrava non dover finire mai, Kamala Harris ha invitato gli Stati Uniti “a superare l’amarezza, il cinismo e le battaglie controverse del passato”.

E ha proseguito: “A nome di tutti coloro la cui storia potrebbe essere scritta solo nella più grande nazione della Terra, accetto la vostra nomination”.

È stato un discorso di quasi 40 minuti, in cui Harris ha messo in luce il racconto della sua storia personale: “Mia madre aveva attraversato il mondo dall’India per inseguire un sogno, curare i tumori; doveva tornare indietro per un matrimonio preordinato e invece ha incontrato mio padre a una manifestazione sui diritti civili decidendo il suo futuro”.

Il racconto privato si è accompagnato a un atto d’accusa nei confronti di Donald Trump, dipinto come un leader inadatto a governare e che se combatte lo fa solo “per se stesso e per i suoi amici miliardari”. Lo slogan dei democratici, invece, è un belligerante “noi quando lottiamo, vinciamo”.

Il mood gioioso di questi quattro giorni di convention è entrato anche nel discorso di accettazione con cui Harris ha voluto inquadrare la sua visione come non ideologica ma “pratica”, continuando l’opera di corteggiamento degli elettori indecisi.

Minimizzandone solo la potenza, il rivale è stato descritto come qualcuno che non sa che sta facendo ed è proprio in questo che si annida una buona parte della sua pericolosità. Harris ha riassunto la storia di Trump da quando ha perso le elezioni per mostrarne la traiettoria inquietante: il tentativo di brogli prima e di colpo di stato poi, il processo di New York da cui è uscito colpevole per 34 capi d’accusa, le frodi, gli abusi sessuali. “Considerate il potere che avrà – ha detto Harris – soprattutto dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha appena stabilito che può essere immune da procedimenti penali. Immaginate Donald Trump senza guardrail”.

Ma non c’è stato solo Trump nel discorso di Harris. Quello che tutta la convention, e anche il discorso finale, ha voluto comunicare è un desiderio di unificazione. “Sarò la presidente di tutti gli americani” ha detto dal palco, e ogni accenno all’unità è stato accolto da un nuovo applauso.

“Offrirò la possibilità di tracciare una nuova via da seguire – ha promesso Harris – non come membri di un partito o di una fazione, ma come americani”.

Il paese ha “l’opportunità di andare oltre Trump” . Ed è un’opportunità che va colta, perché la chance “di superare la politica delle recriminazioni e delle amarezze è fugace”.

Nel suo intervento Harris ha delineato tutte le sue promesse elettorali: difendere i ceti medi e popolari e i diritti e le libertà minacciate dell’estremismo di destra di questi anni, a partire dal diritto all’aborto, per il quale ha promesso di “firmare una legge del Congresso che ristabilisca la libertà riproduttiva”. E deve essere anche protetta la libertà di voto, con il John Lewis act, contro le discriminazioni delle minoranze. Sull’economia si è impegnata a unire lavoratori e imprenditori per sviluppare la crescita, e a mettere fine alla crisi della carenza di alloggi.

Harris si è spesa anche su la difesa degli alleati, e quella dell’Ucraina, e poi, più di tutto, ha toccato il tema che è stato il convitato di pietra di questi quattro giorni, la guerra a Gaza.

“É ora il momento di un cessate il fuoco e di un accordo sugli ostaggi” ha ripetuto ancora una volta Harris. “Quello che è successo negli ultimi dieci mesi è devastante. La sofferenza deve finire. Israele ha il diritto di difendersi e i cittadini della Palestina hanno il diritto di vivere in pace”.

Su quest’ultima frase, quando ha pronunciato la parola Palestina, si è scatenato quello che è stato forse l’applauso più fragoroso del discorso di accettazione.

È bastato l’ultimo giorno di una convention che più pop di così non poteva essere, con dei dj set fra un blocco di discorsi e l’altro che hanno fatto ballare i delegati su la musica di Born in the USA di Springsteen e Living in America di James Brown, in quest’opera di riappropriazione dei valori del patriottismo e della libertà, accaparrato dalla destra.

Il candidato repubblicano, mentre Harris parlava, ha pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social le sue reazioni in diretta. Trump ha postato circa 37 volte. L’ex presidente ha iniziando scrivendo che Harris sarebbe salita sul palco e che lui si stava “preparando a essere giusto ma critico” nei confronti della compagna Kamala Harris. Poi ha è partito subito, criticando il modo in cui Harris si è avvicinata al podio, dicendo, a parere del tycoon, “troppi ‘Grazie'”. Ha poi inspiegabilmente scritto tutto in maiuscolo: “DOVE È HUNTER?”, riferendosi al figlio di Biden.

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