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Dal no al sì, la giravolta dei 5 Stelle

Dal no al sì, la giravolta dei 5 StelleL'incontro in Campidoglio tra Virginia Raggi e James Pallotta a settembre scorso – LaPresse

Dalla lotta al governo, la giravolta dei 5 Stelle sullo stadio della Roma è degna del compianto Rudolf Nureyev, principe dei ballerini. Oppure, per rimanere a una più pregnante metafora […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 15 febbraio 2017

Dalla lotta al governo, la giravolta dei 5 Stelle sullo stadio della Roma è degna del compianto Rudolf Nureyev, principe dei ballerini. Oppure, per rimanere a una più pregnante metafora calcistica, all’altrettanto ricordato Johan Cruyff, re del «calcio totale» all’olandese degli anni Settanta. Prima che, da vicesindaco e assessore allo Sport, si scapicollasse a dichiarare a più riprese l’«interesse» della giunta pentastellata al progetto del costruttore Parnasi e stringesse accordi con quest’ultimo scavalcando il meno entusiasta assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, Davide Frongia la pensava in modo opposto.

Ieri sera impazzava in rete il suo intervento in Campidoglio, da consigliere d’opposizione, contro il nuovo stadio. Era il 22 novembre 2014 e al suo fianco siedeva Virginia Raggi. Parlando a nome del gruppo pentastellato, motivava così il no alla delibera sul nuovo stadio: «Siamo contrari a questo progetto perché non è quello dello stadio della Roma, ma è il progetto del costruttore Parnasi con dentro una piccola porzione, il 14 per cento circa, relativa allo stadio Pallotta». L’arringa del consigliere dei 5 Stelle proseguiva prendendo di mira la «dichiarazione d’interesse pubblico» dell’opera («ciò che è effettivamente evidente è il forte interesse privato») e la variante al piano regolatore, «contraria al patto di stabilità».

Le infrastrutture da costruire, inoltre, per Frongia sarebbero finalizzate all’afflusso e al deflusso allo stadio e non tengono conto delle «criticità del quartiere», con «una situazione» del traffico «che si aggraverà ulteriormente». Insomma, per il Frongia di lotta queste opere «andranno a peggiorare ulteriormente la viabilità». Per quanto riguarda l’occupazione, poi, ne paventava addirittura un calo.
«Stiamo approvando una delibera che prevede la costruzione di un intero quartiere, un centro direzionale» nel quale, a suo avviso, non andrà nessuno. L’opposizione è totale: «Nessuno andrebbe a costruire lì», diceva ancora ricordando i rischi idrogeologici e legati a una possibile esondazione del Tevere, «è stata scelta l’area meno idonea, esclusivamente per interessi privati».

Due anni dopo, il Frongia di governo presenta un volto decisamente più accomodante. Bocciata la proposta Berdini di spostare tutto alla Romanina, lo stadio si farà a Tor di Valle. «Se si farà lo stadio della Roma? C’è un’interesse convergente del proponente e di Roma Capitale per realizzarlo. Si sta discutendo sul progetto nel suo insieme che non è solo quello dello stadio», dichiarava agli inizi di gennaio mentre i giornali parlavano di un «patto» tra i Parnasi e l’amministrazione pentastellata, che dava via libera al progetto. Una speculazione edilizia, secondo Berdini, già tagliato fuori nonostante la sindaca Raggi evitasse di prendere ufficialmente posizione. A dar loro manforte, un peso massimo dei 5 Stelle come Luigi di Maio: «In campagna elettorale abbiamo detto che andava fatto e questo è un nostro obiettivo. Su come va fatto ci sono delle trattative in corso per rispettare i valori del nostro programma», diceva pochi giorni fa il deputato napoletano, vicepresidente della Camera. Più cerchiobottista il deputato Alessandro di Battista: «Quando il movimento dice qualcosa poi la fa. Ha detto no alle Olimpiadi ed è stato no, abbiamo detto che lo stadio si farà e si farà. Non posso tollerare, però, che lo stadio sia una piccola parte del progetto di un enorme quartiere». La linea dei 5 Stelle era chiara: sì allo stadio e non alle condizioni più stringenti volute dall’assessore Berdini, messo in un angolo ancora prima che esplodesse il caso legato alle sue parole contro la sindaca, giudicata «impreparata e strutturalmente inadeguata» .

E i rischi ambientali, la speculazione edilizia, gli interessi privati denunciati dai grillini che contestavano il sindaco Ignazio Marino e il Pd amico dei palazzinari? Spazzati via da un tweet del «capitano» Francesco Totti: #lofamostostadio. «Ci stiamo lavorando», ha risposto la sindaca Raggi qualche giorno fa, invitandolo in Campidoglio. «Brinderemo insieme», le ha risposto Totti non prima di aver segnato su rigore contro il Cesena, portando la Roma alle semifinali di Coppa Italia. Nel vecchio stadio Olimpico, per il momento.

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