Dal campo al braccio della morte. Iran, la corsa (e i silenzi) per salvare Amir Nasr Azadani
Lontano dai mondiali Arrestato durante le proteste a Isfahan, ha giocato nella massima serie del campionato iraniano. La sua esecuzione sarebbe imminente
Lontano dai mondiali Arrestato durante le proteste a Isfahan, ha giocato nella massima serie del campionato iraniano. La sua esecuzione sarebbe imminente
L’impiccagione sarebbe imminente. Lui si chiama Amir Nasr Amadani: 26enne, ex calciatore della massima serie iraniana, è stato arrestato il 24 novembre, pochi giorni dopo l’esordio della nazionale ai Mondiali in Qatar, preceduta dal boicottaggio silenzioso dei calciatori all’esecuzione dell’inno.
AZADANI STAVA PARTECIPANDO alle proteste a Isfahan, che è la città in cui è nato, a 350 km da Teheran. Verrà giustiziato a breve, anche se non direttamente coinvolto nell’uccisione di un agente della milizia basiji durante le manifestazioni contro il regime, per cui il governo di Teheran ha decretato diverse condanne a morte. L’ultimo prodotto della strategia del terrore in Iran.
Secondo il capo del tribunale di Isfahan, l’ex calciatore di Sepahan e Tractor, con qualche presenza nella nazionale giovanile dell’Iran, che ha smesso con il calcio professionistico due anni fa a causa di infortuni, è uno dei nove imputati nell’aggressione a tre agenti di sicurezza avvenuta durante i disordini per le strade iraniane del 25 novembre. Sono state condannate a morte altre 12 persone, tra cui un attore di teatro, Hossein Mohammadi. Un’altra ventina sarebbero a rischio.
In totale, secondo Iran Human Rights, almeno 458 persone sono state uccise nella repressione delle manifestazioni. Per l’Onu ci sono stati 14 mila arresti, Amnesty International dà conto di 44 morti, tra bambini e adolescenti.
IL REATO attribuito ad Azadani sarebbe di insulto all’Islam – il moharebeh, in lingua persiana – secondo IranWire, una delle testate della diaspora iraniana, il cui fondatore Maziar Bahari, nei giorni scorsi è stato il primo a riferire delle pressioni del regime di Teheran per silenziare la protesta dei calciatori iraniani in corso ai Mondiali qatarioti. In poche parole, sono stati costretti a non boicottare l’inno.
La famiglia di Azadani pare sia stata più volte minacciata (e così il legale del calciatore) affinché non parlasse con la stampa. Sempre stando a quanto riporta IranWire, la famiglia era inizialmente all’oscuro del motivo del suo arresto, così come della presentazione di un caso da parte del sistema giudiziario per incastrarlo per il coinvolgimento nell’omicidio di tre agenti governativi. Gli sforzi dei suoi familiari per potergli scegliere un avvocato non hanno avuto successo. Ora restano in silenzio, sperando che il gesto serva per evitargli la condanna a morte.
ALCUNI EX CALCIATORI come Ali Karimi e Mehdi Mahdavikia si sono spesi per la revoca dell’esecuzione di Azadani, mentre non si registrano appelli in tal senso da parte dei calciatori apartenenti alla rosa della nazionale iraniana ai Mondiali.
L’arresto di Azadani è avvenuto quasi in sincrono con quello di Voria Ghafouri, 35 anni, ex nazionale, accusato di propaganda contro lo stato. Ghafouri si è apertamente schierato anni fa contro il potere degli ayatollah, tanto da essere ritenuto un simbolo dell’opposizione nel paese.
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