Internazionale

Da Sputnik a Cnn, infuria la battaglia incrociata dei media tra Usa e Russia

Da Sputnik a Cnn, infuria la battaglia incrociata dei media tra Usa e RussiaDonald e Don Jr Trump durante la campagna elettorale – Reuters

Dopo le limitazioni al canale Rt News Le ritorsioni di Putin non si sono fatte attendere. E la Duma annuncia: «Stop nostra pubblicità sui social network americani»

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 15 novembre 2017

Dopo il mancato incontro in Vietnam tra Putin e Trump, torna il gelo tra Washington e Mosca. L’altro ieri Rt News, canale televisivo satellitare russo plurilingue, è stato costretto dopo un’ingiunzione del governo americano, a registrarsi come «agente televisivo straniero». Rt News, canale russo di propaganda politica nato solo 5 anni fa, ha un significativo seguito negli Usa grazie alle sue dirette dal mondo sui principali avvenimenti politici e sociali (un milione di contatti al giorno). In seguito a questa misura, le sue attività sia giornalistiche sia economiche saranno limitate e la tv potrebbe essere chiusa in qualsiasi momento.
La misura segue quelle intraprese dal Congresso Usa contro il portale d’informazione Sputnik, accusato di aver giocato un ruolo di diversione nel Russiagate. Secondo la direttrice del network Rt News Margarita Simonyan l’obbligo di registrazione come tv straniera è una «pagina nera per la libertà in America e per coloro i quali vi credono ancora».

Sulla questione era intervento anche Vladimir Putin, il quale aveva garantito che «in relazione a quanto avvenuto con Rt e Sputnik Mosca risponderà con misure analoghe».

Non si è dovuto attendere 24 ore per la ritorsione. I capogruppo dei partiti della Duma si sono riuniti in tutta fretta e hanno approntato una legge che limita l’attività di Cnn Russia, Voice of America e Radio Svoboda, tutti media americani che svolgono attività informativa “russofoba” nei confini della Federazione. Ma per Mosca non sembra ancora abbastanza. Il portavoce della Duma Vyaceslav Volodin, in serata, ha dichiarato alla Agenzia Tass di voler «impedire nel futuro che le nostre aziende facciano pubblicità sui social network americani. Ciò riguarderà Twitter, Facebook e Google».

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