Più che una scelta una costrizione dovuta alla necessità di lavorare e all’assenza di altre possibilità. E a subire maggiormente questa situazione di «precariato involontario» sono le donne. E’ il quadro delle condizioni in cui è costretta a vivere la maggior parte dei 4 milioni 203 mila lavoratori e lavoratrici part time in Italia (dato Istat), il 56,2% dei quali, ovvero oltre la metà, non ha scelto questa forma contrattuale. A rivelarlo è il report del Forum Disuguaglianze e Diversità «Da conciliazione a costrizione: il part-time in Italia non è una scelta. Proposte per l’equità di genere e la qualità del lavoro», presentato ieri al Senato, che conferma come a essere colpite maggiormente dal part-time involontario sono le donne, che già rappresentano circa i tre quarti delle persone occupate a tempo parziale. «Dal report – ha detto la senatrice Susanna Camusso presentando il lavoro – emerge come un’analisi impietosa e approfondita che rende visibile che il part time involontario è contemporaneamente discriminante per le donne , agisce a svalorizzare il loro lavoro, acuisce le difficoltà di conciliazione e le rende meno libere e ostaggio di imprese e servizi».

A subire il part time involontario è infatti il 16,5% di donne sul totale delle occupate contro il 5,6% degli uomini. Secondo il rapporto, inoltre, in 8 imprese su 10 l’incidenza delle donne in part-time sul totale dei dipendenti è oltre il 50%. Dallo studio si evince anche che il 12% delle imprese usa il part-time in modo strutturale (oltre il 70% dei dipendenti) e che queste imprese sono meno attente alla qualità del lavoro. In generale, il fenomeno del part time involontario aumenta anche nel Mezzogiorno, tra le persone straniere, tra chi possiede un basso titolo di studio e tra le persone con un impiego a tempo determinato.

La fotografia a 360 gradi del fenomeno mostra che tra le persone impiegate in professioni non qualificate si registra il differenziale maggiore per il part-time involontario: 38,3% per le donne contro il 14,2% gli uomini. Il fenomeno, inoltre, è più frequente tra le giovani donne: si parla del 21% delle occupate di 15-34 anni rispetto al 14% di quelle dai 55 anni in su. Oltre alla caratterizzazione di genere, i dati mostrano che il part-time involontario è più frequente anche al Sud, tra le persone straniere, tra chi possiede un basso titolo di studio e tra le persone con un impiego a tempo determinato: 23% contro il 9% del tempo indeterminato, e il 7% degli e delle indipendenti.