«Italia e Germania sono convinte che serva una soluzione europea per il problema dell’immigrazione». È solo questo il risultato incassato ieri dal ministro degli esteri Antonio Tajani nell’atteso bilaterale con l’omologa Annalena Baerbock a Berlino. Oltre al magrissimo «accordo sui Balcani per fermare la rotta dell’immigrazione secondaria» che passa di sicuro per Trieste e Gorizia, come tiene a precisare Tajani, ma interessa veramente i confini tedeschi, come provano i controlli alla frontiera intra-Ue della Repubblica federale appena disposti dalla ministra dell’Interno, Nancy Faeser.

TUTTO IL RESTO – a partire dagli insanabili problemi tra Roma e Berlino – è rimandato all’«incontro del 22 novembre tra i due governi: servirà a confrontarci su tutti i temi e dove non c’è visione comune a trovare un accordo. Al vertice Ue in Spagna, Meloni e Scholz avranno modo di parlarsi da amici» assicura Tajani.

Il “casus belli” del finanziamento alle ong che aveva scatenato le ire di Meloni e Salvini è stato liquidato in pochi secondi da Baerbock con un ragionamento infarcito di complimenti per l’Italia, anche se non esattamente riferiti al governo: «Sono dispiaciuta della fine di Mare Nostrum nel Mediterraneo – sottolinea la co-leader dei Verdi – Oggi l’operazione non c’è più ma fortunatamente molti naufraghi vengono salvati ancora; lo dico con gratitudine: abbiamo avuto 2.300 morti quest’anno ma oltre il 90% di chi parte viene soccorso dall’annegamento», è il preambolo di Baerbock.

La sua conclusione è uno schiaffo al governo Meloni che pretendeva lo stop immediato del supporto tedesco: «Siamo grati alla guardia costiera italiana ma anche ai volontari che si impegnano nel Mediterraneo in assenza di Mare Nostrum. Questo impegno ha il nostro sostegno».

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Punto e fine della guerra dichiarata da Roma con la missiva di Meloni a Scholz ma anche con l’incredibile paragone del numero due del Carroccio, Andrea Crippa, che ha eguagliato il cancelliere ad Adolf Hitler. Sos Humanity e la comunità di Sant’Egidio continueranno a essere tra i beneficiari dei fondi di Berlino mentre Tajani ieri è stato costretto a disinnescare la bomba lanciata dal vice di Salvini: «Opinione che non condivido. Sono solo le parole di un deputato. Non rappresentano in alcun modo il pensiero del governo italiano», ha detto il ministro forzista.

NON SENZA aver prima rivendicato il modo «cordiale e franco ma risoluto» con cui ha insistito con Baerbock sul nodo degli scafisti caro a Meloni: «Non vogliamo fare la guerra alle ong ma ai trafficanti di morte» sottolinea Tajani, provando a scrollare di dosso all’Italia la maschera anti «umanitaria». Baerbock pronuncia apposta questo aggettivo tre volte, forse per giustificare la clamorosa svolta dei Verdi sul veto al Regolamento di crisi Ue sui migranti.

Argomento saltato con una piroetta dalla co-leader dei Verdi: «Se ne discute in queste stesse ore. L’importante è trovare la soluzione comune». Parola magica a Roma come a Berlino. Ma resta una fiaba.