Un giudice federale ha stabilito che le restrizioni in vigore in Florida sulle cure per l’affermazione del genere sono incostituzionali, sia che riguardino adulti che i minori, e non possono essere applicate. Le principali organizzazioni mediche, come l’American Academy of Pediatrics, avevano definito queste cure «essenziali e persino salvavita».

Il giudice si è schierato dalla parte dei querelanti. Questa decisione revoca il divieto per medici e infermieri di fornire ai minorenni della Florida le cure legate alla transizione, come gli ormoni e i bloccanti della pubertà.

IL GOVERNATORE della Florida Ron DeSantis ha immediatamente risposto promettendo di presentare ricorso contro la sentenza. DeSantis è un paladino del limitare i diritti della comunità Lgbtqia+, con uno speciale accanimento proprio contro i minori transgender. Da quando ha iniziato questa crociata più di 20 stati a guida repubblicana hanno approvato divieti o restrizioni sull’assistenza per la transizione di genere per i minori, nonostante le divisioni interne al partito per un provvedimento che anche in alcuni stati Gop è molto impopolare.

Le leggi sono così malviste che puntualmente spetta ai tribunali decidere se gli stati possono o meno consentire ai minori di ricevere cure che affermino il genere, il che ha portato a un insieme di sentenze contrastanti, lasciando nel limbo molti giovani transgender. Vista la situazione è probabile che la Corte suprema dovrà intervenire, sperando che la sua componente conservatrice non complichi ulteriormente le cose come è accaduto con il diritto federale all’aborto.

Stando al New York Times, a seguito di quella sentenza della Corte Suprema, negli ultimi mesi TikTok e Instagram hanno sospeso gli account dei gruppi che si occupano di aborto, fornendo poche o nessuna spiegazione. Hey Jane, un gruppo di telemedicina, ha affermato che TikTok ha rimosso un loro video in cui venivano descritti in dettaglio i loro servizi, in quanto promuoveva «attività illegali e beni regolamentati».

Mayday Health, organizzazione no-profit che fornisce informazioni sull’accesso all’aborto, ha affermato che Instagram ha sospeso il suo account citando come ragione la pubblicazione di post su «armi, farmaci e altri beni soggetti a restrizioni». Instagram, in seguito, ha detto che si è trattato di un errore.

NELLO STESSO errore deve essere incorso Susan B. Anthony Pro-Life America, un gruppo anti-aborto, che ha dichiarato che anche i suoi account e le sue pubblicità sono stati sospesi. Ora tutti questi gruppi chiedono a Meta e TikTok di creare per i contenuti relativi all’aborto delle linee guida chiare, in modo che questi errori non si riportano.

Da quando la Corte suprema ha annullato la sentenza Roe vs. Wade il modo stesso in cui le donne parlano dell’interruzione di gravidanza online è cambiato, e molte per evitare di essere segnalate sostituiscono la parola «aborto» con «ab0rti0n» o «aborshun». Esperti, medici e gruppi che si occupano della salute e i diritti delle donne in Usa denunciano i limiti all’accesso ai contenuti su i diritti riproduttivi: rendono più difficile trovare delle informazioni affidabili online e stigmatizzano ulteriormente il diritto ad abortire.