Cuba, cuore e parole
“El silencio es una discusión llevada a cabo por otros medios” scrive Ernesto Guevara in “Scritti e discorsi”. Lo cito perché il silenzio è la mia prima reazione alla scomparsa di Aldo. Il Che, perché negli ultimi vent’anni le discussioni con lui vertevano in gran parte su Cuba. Meglio sulla “Cuba che ha potuto e non quella che ha voluto essere”, come scriveva un altro grande latinoamericano, Eduardo Galeano, riferendosi alle conseguenze del lungo blocco strangolatore, anche e soprattutto delle utopie, voluto e praticato dagli Stati Uniti. Erano discussioni animate, perché fino all’ultimo Aldo è rimasto un interlocutore curioso e informato, analitico e appassionato, come dimostra la sua produzione di libri e saggi su Cuba.
La rivoluzione vincente, guidata da Fidel Castro e la Cuba socialista hanno infatti avuto un impatto radicale per l’America latina. Il socialismo diventò una realtà palpabile nel subcontinente, come pure la possibilità di resistere alle politiche imperiali degli Usa. Negli ultimi anni, Aldo suppliva all’impossibilità di recarsi nell’isola caraibica per le sue condizioni di salute con un’attenzione sorprendente – con la parabola si connetteva alla tv cubana e ne seguiva i tg – a quanto accadeva a Cuba. E da Cuba riceveva informazioni da amici con cui era rimasto in contatto.
Amici a cui è rimasto solidale, come con lo storico Enrique López Oliva, collaboratore de il manifesto, al quale non mancava di inviare un aiuto per alleviarne le difficili condizioni materiali. Però “Cuba duele”, come ebbe a affermare Galeano. E il dolore che provocavano scelte politiche senza dubbio dettate dalla necessità di sopravvivere per poter resistere, ma che hanno comportato la fine sia di utopie, come l’uomo nuovo socialista auspicato dal Che, sia dell’ egualitarismo materiale però in una società di persone istruite –“cultas”- e libere e infine anche la crisi del “socialismo prospero e sostenibile” ipotizzato da Raúl Castro, quel dolore dicevamo lo ha avvertito Aldo.
Ma sempre contestualizzandolo. Con una critica amica e costruttiva ben lontana da accuse di tradimento o estremiste. Del resto, gli interessi politico-culturali di Aldo gli hanno permesso di spaziare la sua analisi ed esperienze al di là di Cuba.
Senza quelle discussioni con Aldo mi sento più solo. Proprio quando, come rifletteva l’anziano pescatore cubano raccontato da Ernest Hemingway, “nessuno dovrebbe restare solo quando è vecchio”.
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