Csm, la riforma slitta ancora
La ministra della giustizia Marta Cartabia
Politica

Csm, la riforma slitta ancora

Stallo Alla camera prima riunione tra la ministra Cartabia e la maggioranza. Posizioni distanti: la legge è urgente ma arriverà in aula con due settimane di ritardo e proprio a pasqua. Intanto il Consiglio superiore approva un parere assai critico, chiede una legge elettorale proporzionale per le toghe ma i spacca a metà
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 24 marzo 2022

Due settimane in più. Ma non è detto che bastino. La commissione giustizia della camera non comincerà oggi a votare i 250 emendamenti e sub emendamenti (i sopravvissuti, solo un terzo di quelli presentati) alla riforma del Csm e dell’ordinamento penale. Di conseguenza il presidente della commissione, il 5 Stelle Perantoni, ha chiesto al presidente della camera di spostare l’arrivo in aula del provvedimento all’11 aprile, la settimana (corta) prima di pasqua. Ieri pomeriggio a Montecitorio un vertice tra la ministra Cartabia e i capigruppo di maggioranza in commissione ha potuto solo prendere atto delle distanze tra le richieste dei partiti. E stabilire un rinvio.

Nel frattempo proprio il Consiglio superiore della magistratura, al termine di un lungo lavoro sul testo alla ricerca di un accordo tra i consiglieri, ha approvato un articolato parere critico sulla riforma Cartabia. Spaccandosi però a metà, soprattutto sul punto della riforma della legge elettorale per la componente togata del Csm. Il parere critico sulla proposta della ministra – un sistema maggioritario con una quota di correzione proporzionale – contiene adesso un’esplicita preferenza per il sistema proporzionale (peraltro sostenuta dalla maggioranza dei magistrati in un recente referendum consultivo dell’Anm) grazie all’approvazione di un emendamento proposto da Area, la corrente di sinistra delle toghe. Ma questo parere è stato approvato per il rotto della cuffia, la votazione essendosi conclusa 13 sì contro 13 no. Tra i sì quello del vicepresidente del Csm Ermini, il cui voto in caso di pareggio vale doppio. I no sono arrivati dai rappresentanti della corrente di destra Magistratura indipendente, favorevole al maggioritario, e dai pro sorteggio Di Matteo e Ardita. Oltre che dai consiglieri laici, che hanno votato contro (o si sono astenuti) anche su tutti gli altri punti del parere critico (rientro in magistratura dopo gli incarichi politici, organizzazione degli uffici, accesso alla magistratura e illeciti disciplinari) approvati però con un margine maggiore.

Ministra e rappresentanti dei partiti si rivedranno di nuovo oggi pomeriggio per cercare di trovare un compromesso sui diversi punti che dividono la maggioranza. Che non sono molti, ma sono tutti decisivi e soprattutto vedono le forze politiche partire da richieste agli antipodi. Ad esempio il centrodestra e Italia viva costituirebbero con l’appoggio esterno di Fratelli d’Italia una teorica maggioranza alternativa favore del sorteggio «temperato» per la scelta dei consiglieri togati del Csm. Analogo discorso per la separazione radicale e definitiva delle funzioni di pm e giudici, prossimo oggetto peraltro di un referendum. Mentre per alzare un muro invalicabile tra un’esperienza di collaborazione con la politica (nei gabinetti dei ministeri) e il ritorno in magistratura premono, con il centrodestra, anche i 5 Stelle, mentre il Pd è contrario. Dunque i tempi si allungano, ma la scadenza elettorale del nuovo Csm si avvicina (luglio). E già traballa l’annuncio del governo di rinunciare alla fiducia, per lo meno al senato (infatti nella ricerca del compromesso si è deciso di ascoltare anche le proposte dei senatori).

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