Al cospetto del presidente egiziano Abd al-Fattah Al-Sisi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani non ha preso l’iniziativa per riproporre il problema della mancata cooperazione da parte della magistratura cairota sul caso di Giulio Regeni. Lo ha rivelato egli stesso alla vigilia del settimo anniversario della scomparsa del giovane ricercatore friuliano, rapito il 25 gennaio 2016 nei pressi della sua casa al Cairo mentre si recava alla quinta commemorazione delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato cadavere orrendamente torturato e mutilato il successivo 3 febbraio sulla strada per Alessandria. Inaspettatamente però questa volta a “interloquire”, sia pure indirettamente, con il...