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Crolla il Duomo della Neue Berlin

Crolla il Duomo della Neue BerlinTuristi ammirano l’acquario nell’atrio dell’hotel Radisson di Berlino con 1.500 pesci tropicali, – Ap

Si schianta l’Aqua-Dom dell’hotel Radisson, la più famosa fra le giostre per turisti di Berlino, inaugurata vent’anni fa sull’area dove prima sorgevano gli edifici-simbolo del socialismo

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 dicembre 2022

Crolla l’acquario dei primati nella capitale di vetrocemento fragile come un bicchiere d’acqua. Con i suoi 1.500 pesci tropicali simbolicamente schiantati sulla strada intitolata a Karl-Liebknecht, proprio davanti alla statua di Marx ed Engels, esattamente di fronte al Municipio Rosso, all’ombra della Torre della Televisione della Ddr a forma di lampadina.
«Sembra che sia passato uno Tsunami», per dirla con l’impressione a caldo della sindaca-governatrice Franziska Giffey (Spd) sconvolta dal sopralluogo della hall dell’hotel Radisson, distante appena cinque minuti a piedi dal suo ufficio.

FUORI, SEICENTO tra vigili del fuoco e poliziotti non hanno finito di sgomberare la via sommersa di vetri, per metà ancora allagata dall’onda di un milione di metri di acqua che ha raggiunto il terzo piano dell’albergo di lusso. Mentre all’ospedale si curano i due feriti investiti dai frammenti esplosi del cilindro trasparente dell’Aqua-Dom: le uniche vittime del crollo che non si è trasformato in strage solo perché si è verificato alle 4.30 del mattino.

Eccetto per i pesci: «Sono morti tutti, per lo schianto oppure per lo shock» denunciano le Ong, da “Bund” alla protezione animali, prima di aprire la petizione per chiedere a Radisson di non ricostruire la struttura. «Una trappola mortale fabbricata dall’uomo» riassumono gli attivisti pronti a presentare domanda di risarcimento per i danni dell’acquario.
La più famosa fra le “giostre per turisti” di Berlino, inaugurata vent’anni fa sull’area dove prima sorgevano gli edifici-simbolo del socialismo, come ultima attrazione del “Luna Park” del neo capitalismo che ormai occupa completamente il centro della capitale tedesca.

DA ANNI Unter den Linden non è più lo storico Viale sotto ai Tigli bensì l’asse del business travestito da Guinness che serve a congiungere il mostruoso Mall of Berlin (megastore con oltre 300 negozi costruito davanti al Bundesrat) alla nuova Alexanderplatz, dove prima della guerra in Ucraina erano in programma ben dieci grattacieli dall’aspetto futuristico.
Speculazione privata al massimo livello. Tuttavia la capitale, sempre più somigliante al duty-free dell’aeroporto di Dubai chiamato a sostituire la “Berlino povera ma sexy” di fine secolo (che attirava solo gli straccioni), è stata scientemente immaginata sul tavolo delle istituzioni. Insomma, la città-acquario è un’idea di sviluppo urbano tutta politica.

Lo prova, a pochi metri dall’acquario da record, il Castello prussiano ricostruito sulle ceneri del Palazzo della Repubblica della Ddr, demolito ufficialmente causa-amianto in realtà in nome dell’iconoclastia applicata al 90% degli edifici della Germania-Est.
La stratosferica cifra di 667 milioni di euro pubblici in cambio della brutta-copia dell’edificio del 1443, per tre quarti uguale al vecchio Castello ma con la restante facciata disegnata dalle Archistar. Il risultato è un blocco di 93.600 metri quadri di cui 44.300 utilizzabili ribattezzato Humboldt Forum dove la memoria storica viene esposta nelle vetrine dello shop interno. Come si vede plasticamente guardando uno dei lampadari staccati dal vecchio Palast der Republik della Ddr in «stile originale Anni Settanta» in vendita per soli 3.895 euro.

UN AFFARE PER POCHI, è la regola del mercato del pezzo-unico che caratterizza Berlino, dove non basta più vendere ciò che resta del Muro e con i vecchi musei non si guadagna abbastanza. Fino a ieri combaciava con la maxi vasca dell’hotel Radisson pesante 2.000 tonnellate, alta ben 16 metri, con un diametro di 11,5, pomposamente chiamata “Duomo dell’Acqua”: il più grande acquario cilindrico autoportante del mondo.
Aperto nel 2003, venne ammodernato con il cantiere aperto a ottobre 2019 e chiuso ad agosto 2020. Costo dei lavori: 2,6 milioni di euro. Tanti, forse troppi, ma si trattava pur sempre di una delle sette meraviglie della Neue Berlin che attirava flotte di turisti da tutto il mondo. Venne costruita dagli americani dell’International Concept Management (Icm) di Gran Junction (Colorado): all’epoca l’unica azienda in possesso del know-how necessario. Prima di finire fra i landmark dell’Ente turistico Visit-Berlin come nel catalogo esclusivo di Radisson, il rivoluzionario Aqua-Dom era anzitutto un gioiello di ingegneria.

GRAZIE AL PARTICOLARE vetro sintetico che aveva uno spessore di circa 20 centimetri e i 12 pannelli da 10 tonnellate ciascuno del cilindro esterno fusi ai tre di quello interno dagli specialisti dell’impresa di costruzioni Müller-Altvatter di Stoccarda, che ufficialmente non esiste più. Al contrario, invece, di Icm che attualmente ha sede a Honk-Kong e in curriculum vanta una lunga lista di acquari nel mondo: tre nell’hotel a 7 stelle Burj-al-Arab di Dubai, gli altri in Grecia, Lituania, Cina, Brasile e Russia.

«Un cedimento strutturale» è l’ipotesi in cima alla lista delle possibili cause del crollo dopo che la polizia ha escluso l’attacco terroristico, Ma a Berlino tengono a precisare che l’indagine scientifica è appena cominciata e ci vorranno mesi per capire davvero cosa è successo. Tecnicamente, per il momento, si sa solo che il crollo è stato equivalente a una bomba non solo per il boato avvertito in oltre mezza città: «L’esplosione del cilindro ha innescato vibrazioni di magnitudo 1,2 rilevate a 15 chilometri di profondità dalle stazioni di misurazione» confermano gli esperti con il grafico in mano. Mentre il Museo della Ddr attiguo all’AquaDom ieri è stato chiuso per precauzione in attesa di verificare l’entità delle infiltrazioni d’acqua; nei prossimi giorni inizierà la verifica approfondita di tutte le altre strutture investite dallo tsunami.

«Siamo sgomenti per l’incidente. Le cause per noi sono ancora oscure. Siamo stati davvero fortunati rispetto a ciò che poteva accadere» dice Fabian Hellbusch, portavoce di Union Investment, società proprietaria dell’acquario distrutto. Mostrando pubblicamente il «dispiacere per i pesci che sono sempre stati sempre tenuti nell’Aqua-Dom in modo rispettoso».

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