Il 9 aprile 2023 è una delle date che segnerà per sempre la millenaria storia di Marsiglia, fondata nel 600 a.C. dai Greci di Focea.

Nella notte tra sabato e domenica, alle 00:46, un boato ha scosso il cuore della più antica città della Francia. La violenta deflagrazione ha coinvolto un palazzo situato al civico 17 della rue de Tivoli nel quartiere Camas, una zona residenziale che si trova tra il centro e l’est della città, nel Cinquième arrondissement (quinta circoscrizione).

L’immobile di quattro piani è immediatamente collassato, provocando il cedimento – dapprima parziale e poi totale – dell’edificio del civico 15 e danneggiando fortemente le strutture dello stabile ubicato al numero 19.

Ai poderosi crolli è seguito un incendio, ancora non completamente domato, che ha reso fin da subito complicatissime le operazioni di soccorso. Malgrado lievi ferite, trentatré inquilini degli immobili «sfiorati» dall’esplosione sono riusciti a mettersi in sicurezza o a essere salvati in tempo dai pompieri della marina militare, mentre tra la notte di domenica e la serata di lunedì, gli stessi vigili del fuoco hanno recuperato tra le macerie i corpi di sei vittime occupanti il palazzo in cui si è verificato lo «scoppio».

TRA I DISPERSI si contano almeno altre tre persone ma, sebbene il sindaco socialista Benoît Payan – presente da subito sul luogo dell’incidente – inviti a non abbandonare le speranze di ritrovare qualche sopravvissuto, tale eventualità si affievolisce di ora in ora. Domenica, anche il ministro dell’interno Gérald Darmanin ha raggiunto la città foceana. Inviso alla popolazione marsigliese per le restrizioni relative al progetto di legge sull’immigrazione, Darmanin non è riuscito a sfruttare quella che vedeva come una ghiotta opportunità di «riscatto» politico. L’equipe municipale ha infatti proibito al ministro di deambulare tra le rovine, accompagnato da un pool di giornalisti e cameraman.

AL MOMENTO non sono ancora note le cause dell’esplosione, anche se l’ipotesi di una fuga di gas resta la più accreditata. Mentre gli investigatori, impossibilitati ad accedere alla zona dei crolli nella giornata di domenica, lavorano alacremente da ieri per effettuare rilievi e analisi, a Marsiglia si risveglia il trauma della rue d’Aubagne, dove il 5 novembre del 2018 due palazzi sprofondarono inghiottendo otto vite, tra cui quella della studentessa italiana Simona Carpignano. In quel caso si trattò di un crollo dovuto all’insalubrità degli edifici, situati nel pittoresco e cosmopolita quartiere di Noailles, a poca distanza dal Porto Vecchio.

Il tragico evento, vissuto ancora oggi come un’insanabile ferita, mise a nudo il lassismo della municipalità e dell’agglomerato metropolitano Aix-Marseille-Provence, allertati a più riprese sulle pessime condizioni degli edifici coinvolti nel dramma, nonché la disastrosa politica urbanistica portata avanti dallo staff di Jean-Claude Gaudin, sindaco, di centrodestra, per ben 25 anni (1995-2020) e presidente della «città metropolitana» dal 2015 al 2018, dopo essere stato deputato, senatore e ministro del secondo governo Juppé dal 1995 al 1997.

In seguito alla sciagura, il comune di Marsiglia fu costretto ad evacuare circa 4mila e cinquecento cittadini, domiciliati in quasi 600 immobili fatiscenti. In pochi mesi, la città fu invasa da barriere di cemento e grossi piloni di ferro, impiegati per circondare e puntellare strutture decrepite e pericolanti. Diversi consiglieri municipali risultarono allora implicati nell’affitto e nella vendita di alloggi malsani.

Nel frattempo, l’associazione Un centre-ville pour tous e il Collectif du 5 novembre denunciarono ad alta voce un rodato sistema di corruzione, attraverso il quale autorità locali e imprenditori «privilegiati» portavano avanti una massiccia politica di gentrificazione dei quartieri del centro.

SEBBENE L’EVENTO della rue de Tivoli non sembri per ora collocarsi nel miserevole quadro abitativo al quale sono costretti migliaia di cittadini marsigliesi, la storia si ripete almeno in parte. Quarantatré immobili e 216 abitanti del quartiere Camas – corrispondenti a circa 90 famiglie – sono stati sgomberati. Come in un effetto domino, gli edifici attigui a quelli crollati hanno infatti subito danni strutturali.

Per questa ragione, anche il ministro dell’edilizia abitativa Olivier Klein si è recato ieri a Marsiglia. Ma è soprattutto la cellula di crisi del comune guidato da Payan ad essersi rivelata particolarmente attiva e attenta ai bisogni delle persone rimaste senza casa, supportata dalla straordinaria «macchina» della solidarietà che caratterizza Marsiglia. Decine di cittadini hanno offerto alloggio ai più sfortunati e, come in una mesta processione, si sono recati nei punti di raccolta per portare viveri, indumenti o semplicemente un po’ di conforto.

Così, mentre nei giorni di Pasqua e di Pasquetta frotte di turisti affollavano il Vieux Port, la Joliette e le stradine del Panier, nel quartiere della Plaine, a pochi passi dalla tragedia, le terrazze dei bar della Piazza Jean Jaurès erano meno affollate del solito malgrado il tiepido sole. Gruppetti di anziani o di giovani sbirciavano nelle dense stradine del Camas e si affacciavano a turno sulle transenne rigorosamente sorvegliate dalla polizia.

Sguardi puntati verso l’alto, dove una gru solleva con prudenza i detriti, nessuno vuole credere che lì sotto ci siano nuovi morti da piangere.