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Crisi energetica, la Germania nazionalizza Uniper e la raffineria Schwedt

Crisi energetica, la Germania nazionalizza Uniper e la raffineria SchwedtVista della centrale elettrica di Heyden – Ap

Il limite ignoto Il colosso finlandese è il maggiore importatore di gas nel Paese: Berlino acquista il 90% del suo capitale

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 16 settembre 2022

La Germania nazionalizza l’energia. Non più l’aiuto pro-tempore dello Stato ai colossi del settore ridotti alla canna del gas ma la vera e propria statalizzazione immaginata dal governo Scholz, con il plauso del sindacato.

SI PARTE con la «partecipazione diretta» della società che gestisce la raffineria di Schwedt, l’impianto più strategico del Paese, e si arriva fino all’acquisizione di oltre il 90% del capitale del colosso finlandese “Uniper”, il maggiore importatore di gas in teoria già salvato a fine luglio con l’iniezione di 15 miliardi di euro pubblici.
Sono i due piani a livello più che avanzato sul tavolo della coalizione Semaforo per assicurarsi le forniture dei due combustibili «vitali» non più garantiti da Gazprom e Rosneft.

Con buona pace della resistenza sul deficit pubblico del ministro delle Finanze, Christian Lindner (che immaginava il ritorno del debito-zero fra due anni), il ministro dell’Economia, Robert Habeck, avrebbe già pronti gli 8 miliardi per far crescere la quota pubblica di “Uniper” dall’attuale 30 al 50%: il primo passo prima di rilevare il rimanente 40% dell’impresa che nel primo semestre 2022 ha accusato oltre 12 miliardi in mancati incassi e il cui amministratore delegato ha previsto la perdita di altri 7 entro fine mese. Tutto confermato dalla dichiarazione alla Borsa di Francoforte del Gruppo finlandese “Fortum” obbligato a informare gli investitori della nuova partecipazione statale, ma anche dal Consiglio di fabbrica di “Uniper” che plaude alla decisione dello Stato di «entrare a lungo termine in una società strategica che deve essere supportata permanentemente, mica come Lufthansa». Il riferimento corre al finanziamento, rigorosamente temporaneo, del governo Scholz alla compagnia di bandiera ridimensionata dalla pandemia.
Ma a Berlino è pronta anche l’attesa soluzione per la raffineria “Pck” di Schwedt (Brandeburgo) al confine tra Germania e Polonia fino a ieri gestita dai russi di Rosfnet. Oggi è in programma la conferenza stampa con il cancelliere Olaf Scholz e il ministro Habeck in cui verrà annunciato lo spettro delle misure in campo: dall’investimento fino alla partecipazione diretta nella società, proprio come per “Uniper”.

IN PARALLELO ai negoziati con “Fortum” il governo tedesco sta valutando di entrare anche nel capitale dell’operatore della rete del gas “Vng”, come rivela il quotidiano confindustriale Handelsblatt. Un altro fondamentale mattone verso la costruzione del muro di sicurezza energetica della Germania: attualmente “Vng” rifornisce 400 aziende tra cui non poche municipalizzate. Il taglio del gas di Gazprom ha messo in ginocchio l’operatore di proprietà del colosso “EnBw”, comunque chiamato dal governo Scholz a partecipare al salvataggio, viste le risorse finanziarie disponibili e il possesso da parte dell’impresa di centrali elettriche rinnovabili immuni dallo stop russo.
E ieri è arrivato l’ennesimo campanello d’allarme sull’energia da parte delle cosiddette industrie di prima necessità. A tremare, questa volta, è l’industria del cartone ondulato, settore letteralmente imprescindibile per la logistica del made in Germany.

«IL DRASTICO aumento dei prezzi della materia prima ha colpito l’intero comparto. Il costo della carta ondulata di base è cresciuto dell’85% tra settembre 2020 e lo scorso maggio» specifica Steffen Würth, presidente dell’associazione di categoria, dettagliando le dimensioni del problema: «Due terzi di tutti gli imballaggi per il trasporto in Germania sono realizzati in cart

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