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Crisi dei sottomarini, Parigi richiama gli ambasciatori

Crisi dei sottomarini, Parigi richiama gli ambasciatoriL’arrivo dell’ambasciatore francese in Australia, Jean-Pierre Thebault, all’aeroporto di Sydney – Ap

Aukus Tornano i diplomatici francesi da Canberra e Washington, ma non da Londra. L’Ue tace ma guarda con preoccupazione alla nuova strategia Usa

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 19 settembre 2021

Dietro la scelta abbastanza eccezionale tra alleati di richiamare gli ambasciatori a Washington e Canberra per «consultazioni», venerdì sera, dopo la decisione dell’Australia di rompere il contratto con la Francia per l’acquisizione di 12 sottomarini, definita a Parigi di «gravità eccezionale», c’è molto più della stizza per la perdita di un affare, pure importante, dell’apparato militare-industriale del terzo esportatore mondiale di armi. Per il momento, Emmanuel Macron, non ha fatto dichiarazioni, ma ha mosso delle pedine, per manifestare una posizione politica nell’area Indo-Pacifico che si discosta da quella Usa. La Francia tenta da tempo una “terza via”, su cui vorrebbe portare la Ue, di “alleato autonomo”, “alleato ma non allineato” che non segue Washington nella nuova guerra fredda con la Cina. Già al vertice Nato, il 10 giugno scorso, Macron aveva sottolineato che «secondo me la Cina non fa parte della geografia atlantica, oppure la mia carta è sbagliata»: la Francia contesta l’idea statunitense di coinvolgere la Nato nel confronto con la Cina, che per Washington è centrale ormai da tempo.

POI C’È IL METODO scelto da Usa (e Australia), la rivelazione improvvisa della fine del contratto, senza avvertire Parigi (malgrado quello che sostengono adesso a Washington, per cercare di attenuare gli effetti dello sgarbo). Questo metodo sbrigativo, secondo i francesi, rivela che l’Europa conta poco o niente per gli Usa. E quindi Parigi spera che produca reazioni in Europa. Di qui la scelta di aver richiamato solo gli ambasciatori Jean-Pierre Thébault (Canberra) e Philippe Etienne (Washington), ma non Catherine Colonna, a Londra. L’analisi dell’Eliseo è che Boris Johnson si sia introdotto nella trattativa in modo «opportunista». Inoltre, esiste una forte cooperazione militare tra la Francia e la Gran Bretagna e per Parigi non ci sarà mai un’autonomia europea in campo militare senza Londra (malgrado la Brexit).

La Francia ha però difficoltà a trascinare sulle sue posizioni i grandi paesi europei. Giovedì sera, all’Eliseo, Macron ha parlato con Angela Merkel del caso australiano, ma la Germania è rimasta molto discreta (tanto più che nel 2016 anche Berlino era in corsa per vendere dei sottomarini a Canberra).

IL PRIMO MINISTRO olandese, Mark Rutte, è appena stato a Londra e il caso francese non è stato un ostacolo per ribadire le buone relazioni. Eppure, la Ue è preoccupata. Dopo aver celebrato la vittoria di Biden, convinta di aver chiuso la difficile parentesi Trump, c’è stata una serie di avvenimenti che hanno suonato un campanello di allarme: il ritiro caotico dall’Afghanistan, senza informare in tempo gli europei, che hanno dovuto far fronte al caos e ora sono i prima fila per l’accoglienza di esuli e migranti, e prima il braccio di ferro sui vaccini Covid, gli Usa all’inizio non sono venuti incontro all’Europa bloccando l’export, poi non c’è stata contropartita, malgrado pressanti richieste, all’apertura delle frontiere per i viaggi degli europei negli Usa, quando c’è stato il via libera per i cittadini americani vaccinati.

DEI CHIARIMENTI tra Francia e Usa ci saranno ai margini dell’Assemblea generale dell’Onu, a New York la prossima settimana. Ieri, una dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di Francia e India parla di «approfondire la partnership strategica basata su una relazione di fiducia politica». Yves Le Drian e Subrahmanyam Jaishankar si incontreranno per discutere del rischio accresciuto di presenza di armi nucleari nell’area Indo-Pacifico, con la scelta dell’Australia di comprare sottomarini a propulsione atomica, al posto di quelli convenzionali made in France.

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