Cremlino «maligno», Trump sanziona gli amici di Putin
Il presidente Usa contro tutti Nel mirino businessmen, aziende, alti funzionari vicini al governo russo. E contro la Cina nuovi dazi in arrivo per altri 100 miliardi. Secondo la Casa bianca l’Organizzazione mondiale del commercio «favorisce Pechino ed è ingiusta con gli Usa»
Il presidente Usa contro tutti Nel mirino businessmen, aziende, alti funzionari vicini al governo russo. E contro la Cina nuovi dazi in arrivo per altri 100 miliardi. Secondo la Casa bianca l’Organizzazione mondiale del commercio «favorisce Pechino ed è ingiusta con gli Usa»
Donald Trump ha aperto un nuovo fronte contro la Russia in risposta alle presunte interferenze elettorali di Mosca nelle presidenziali del 2016, e l’ha fatto emettendo sanzioni nei confronti di 7 uomini di affari,12 compagnie e 17 alti funzionari russi. «Il governo russo è coinvolto in una serie di attività maligne nel mondo – ha dichiarato il Dipartimento del commercio – compresa l’occupazione della Crimea e l’istigazione alla violenza nell’Ucraina orientale, la fornitura di armamenti al regime di Assad mentre bombarda i suoi civili, i tentativi di sovvertire le democrazie occidentali e cyber-attività criminali».
MOLTI DEI COINVOLTI sono nomi che compaiono nel Kremlin Report, scaturito da una legge della scorsa estate approvata dal Congresso americano, che include una lista di 210 nomi tra uomini d’affari, politici ed enti parastatali con il denominatore comune di essere vicini a Putin. Oltre a una parte pubblica, il rapporto contiene un altro elenco classificato, riguardante gli interessi finanziari delle persone coinvolte, e queste nuove sanzioni, come ha affermato il segretario del Tesoro Steven Mnuchin, sono state decise basandosi proprio sulla parte segreta. Tra i sanzionati compare un nome molto vicino a Putin, quello dell’ oligarca del petrolio 36enne Kirill Nikolaevich Shamalov, figlio di un vecchio amico del presidente russo ed ex marito di Katerina, figlia minore di Putin.
NELLA LISTA NERA si trovano anche l’oligarca Igor Rotenberg, Ievgheni Shkolov, importante consigliere di Putin, Alexiei Miller, capo del gruppo Gazprom, Andrei Kostin, capo della seconda banca russa Vtb, Andrei Akimov, presidente di Gazprombank, il ministro dell’interno Vladimir Kolokoltsev, Viktor Zolotov, che dirige la Guardia nazionale e il segretario del consiglio di sicurezza Nikola Patrushev.
Ma i nome che fa più scalpore negli Stati uniti è quello di Oleg Deripaska, già comparso più di una volta nell’ambito dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate, per via dei suoi legami con l’ex responsabile della campagna presidenziale di Trump, Paul Manafort, ora incriminato da Mueller e sospettato di aver lavorato per l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, mettendo insieme tutta una serie di operazioni mediatiche sia contro Yulia Tymoshenko che nel 2011 era rivale di Yanukovich, che, nel 2016, contro Hillary Clinton.
Secondo Mnuchin «i russi traggono benefici dal sistema corrotto presieduto dal Cremlino» e l’obiettivo delle sanzioni è far ricadere su di loro «le conseguenze delle attività destabilizzanti del loro governo». Nonostante tutto, però, fonti dell’amministrazione Usa fanno sapere che la porta per il dialogo con Mosca resta aperta.
La notizia delle nuove sanzioni è arrivata all’indomani dell’annuncio di possibili nuovi dazi alla Cina per 100 miliardi di dollari, annunciati da Trump retwittando un proprio messaggio dove ribadisce la necessità di fronteggiare un deficit di 500 miliardi di dollari precisando, anche qui un poco contraddittoriamente, di non essere «in una guerra commerciale con la Cina».
MA POCHE ORE DOPO, sempre su Twitter, «The Donald» è tornato ad attaccare Pechino, questa volta prendendo di mira anche il Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. «La Cina, che è una grande potenza economica, è considerata una nazione in via di sviluppo all’interno del Wto – ha scritto Trump – quindi ottiene enormi benefici e vantaggi, soprattutto nei confronti degli Stati Uniti. Qualcuno pensa che questo sia giusto. Siamo rappresentati molto male. Il Wto è ingiusto nei confronti degli Usa».
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