Riprendono a salire i contagi da Covid e il ministero fa una parziale marcia indietro sulle misure di prevenzione. Poche settimane dopo aver archiviato l’isolamento, ripristina i tamponi obbligatori per chi è ricoverato o si presenta in pronto soccorso con i sintomi del Covid. Tampone anche per chi ha avuto contatti stretti con persone infette negli ultimi 5 giorni e per i pazienti, anche asintomatici, che devono essere trasferiti in reparti in cui sono presenti pazienti fragili o immunocompromessi. Torna dunque il test all’ingresso delle Rsa e nei reparti di oncologia e il divieto d’accesso alle strutture sanitarie per i visitatori e gli operatori socio-sanitari che presentano sintomi compatibili con il Covid. Viene così accolta la richiesta della Federazione di oncologi, cardiologi e ematologi di una maggiore protezione nei confronti dei malati di tumore, spesso privi delle difese immunitarie a causa delle terapie, e dei pazienti più anziani. Chi non riporta sintomi non dovrà sottoporsi a test, nonostante un gran numero di ricerche abbia chiarito che la possibilità di contagio è elevata anche da chi ha contratto il virus in forma asintomatica o presintomatica.

Rispetto al provvedimento dell’11 agosto, che aveva ripristinato la totale libertà di movimento all’ingresso delle strutture ospedaliere per pazienti e visitatori, il ministero ha dovuto correggere il tiro «esaminato l’attuale andamento clinico-epidemiologico». I dati, non allarmanti in assoluto, dall’inizio di luglio fanno segnare un’accelerazione del contagio. Secondo l’Istituto superiore di sanità, la responsabilità è della variante EG.5 denominata «Eris», che rappresenta circa il 42% dei casi. Nell’ultima settimana sia i decessi (94) che i contagi (21.316) sono aumentati del 44% rispetto a 7 giorni prima, nonostante i tamponi effettuati siano stati solo il 18% in più. Sale anche il numero dei ricoverati, che per il momento occupano il 3% dei posti letto in area medica e lo 0,6% in terapia intensiva e non mettono in pericolo gli ospedali. La situazione attuale «non desta allarme, ma richiede attenzione e misure di prudenza», spiega il Dg della prevenzione sanitaria del ministero della Salute Francesco Vaia, che punta sulle nuove misure a tutela dei pazienti più fragili e l’imminente campagna di vaccinazione per evitare nuove ondate che mettano in crisi gli ospedali.