Covi, armi, documenti: l’Isis-K mette casa in Turchia
L'attacco a Mosca Uno degli attentatori era partito da Istanbul, un altro ci era appena passato. Un’inchiesta aperta già nel 2023: così i militanti entrano nel paese e fanno incontri e acquisti
L'attacco a Mosca Uno degli attentatori era partito da Istanbul, un altro ci era appena passato. Un’inchiesta aperta già nel 2023: così i militanti entrano nel paese e fanno incontri e acquisti
L’attentato a Mosca è stato rivendicato dal ramo Khorasan dell’organizzazione terroristica Isis. Grazie alle prime dichiarazioni di uno degli attentatori e alle numerose indagini giornalistiche condotte negli ultimi anni, emerge il legame del gruppo con la Turchia.
La Procura della Repubblica di Istanbul ha aperto un’indagine nel 2023 secondo la quale l’Isis-Khorasan ha iniziato a utilizzare la Turchia come punto di partenza. Le carte dell’indagine sono state rese pubbliche a gennaio di quest’anno attraverso il portale di notizie turco Arti Gerçek. Emerge che vari militanti riescono a entrare facilmente in Turchia, incontrare i loro collaboratori, soggiornare negli alberghi e poi partire per compiere attacchi terroristici. Ad esempio, uno degli attentatori di Mosca, Samsidin Fariduni, ha trascorso quattro giorni a Istanbul nel mese di febbraio e il 4 marzo è partito per la Russia con il suo passaporto personale. Attualmente resta da chiarire cosa abbia fatto Fariduni durante quei giorni a Istanbul e con chi abbia eventualmente interagito.
Nella medesima indagine sono stati individuati i quartieri e addirittura gli alberghi di Istanbul in cui si rifugiano i vari militanti provenienti dall’estero. Secondo la Procura, i militanti spesso acquistano armi in questa città, e in situazioni di difficoltà si procurano passaporti falsi, prodotti sempre in Turchia. Secondo gli stessi documenti, risulta che l’organizzazione lavori quotidianamente per reclutare nuovi adepti in Turchia, da inviare in Afghanistan.
L’attentato a Mosca non rappresenta la prima evidenza del legame tra l’Isis-Khorasan e la Turchia. Anche l’attentato precedentemente rivendicato dall’organizzazione, quello del 2022 a Peshawar in Pakistan, ha avuto origine dalla Turchia e il perpetratore ha soggiornato a lungo nella città di Izmit.
Secondo il giornalista turco Murat Yetkin, anche un altro presunto attentatore di Mosca, Saidakram Rajabalizoda, ha trascorso un periodo a Istanbul nel mese di gennaio. Anche su questo soggiorno, ci sono ancora molti dettagli da scoprire. L’informazione fornita da Yetkin è stata confermata anche dall’agenzia di stampa Reuters.
L’Isis-Khorasan aveva anche rivendicato l’attentato del 29 gennaio di quest’anno alla chiesa cattolica italiana Santa Maria a Istanbul. Secondo la giornalista turca Hale Gönültas, sia i servizi segreti turchi che l’Fbi sono a conoscenza da tempo delle attività dell’organizzazione in Turchia. In un’intervista rilasciata da Gönültas al portale di notizie turco T24, la giornalista pone una domanda legittima: «Nonostante tutte queste informazioni e le varie operazioni fatte contro l’Isis quasi ogni giorno, come è possibile che l’organizzazione sia ancora così operativa e libera in Turchia?».
Dopo l’attentato di Mosca, le prime reazioni del presidente russo Vladimir Putin sono state severe: nei giorni successivi alla sua rielezione, Putin potrebbe sentirsi sotto pressione prendere decisioni militari contro l’Isis. Per Mosca, il contesto più favorevole per agire in questo senso è senz’altro la Siria, in particolare la zona di Idlib.
Nel suo articolo di approfondimento su Foreign Policy, la giornalista Anchal Vohra specifica che dal 2022 Idlib è diventata la capitale del terrorismo globale. La città siriana è attualmente sotto il controllo dell’organizzazione terroristica Tahrir al-Sham. Inoltre, le Forze Armate Turche (Tsk) sono entrate nel territorio lanciando l’operazione militare “Lo scudo di primavera” nel febbraio 2020. Un anno dopo Fawaz Hilal, leader di Tahrir al-Sham, ha fatto appello all’aiuto militare della Turchia. Attualmente, secondo l’accordo di Sochi, la Turchia ha 12 punti di osservazione militare a Idlib e una massiccia brigata turca è presente nella zona settentrionale della città, lungo il confine turco.
Se nei prossimi giorni ci sarà un processo in cui verrà fortemente enfatizzato il legame tra la Turchia e l’Isis-Khorasan, la Russia potrebbe esercitare pressioni sul paese. Inoltre, se la Russia considerasse direttamente l’Isis responsabile dell’attacco e intraprendesse azioni verso Idlib in questo contesto, la situazione potrebbe avere conseguenze anche per la Turchia.
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