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Cospito, ultime chance. Ma al 41bis rimane pure il boss in fin di vita

Cospito, ultime chance. Ma al 41bis rimane  pure il boss in fin di vitaStriscione di solidarietà con Alfredo Cospito esposto davanti alla Corte di Cassazione – LaPresse

L’avvocato dell’anarchico pensa ad un differimento della pena per motivi di salute. La Cassazione però la rifiuta ad un mafioso 88enne che ha rifiutato le cure

Pubblicato più di un anno faEdizione del 26 febbraio 2023

Alfredo Cospito è determinato ad andare «fino in fondo» con lo sciopero della fame e rischia il tracollo ogni giorno. Dopo che la Cassazione ha rigettato il suo ricorso contro la conferma del 41bis decisa dal Tribunale di Sorveglianza, il suo avvocato Flavio Rossi Albertini vede a questo punto «solo vie residuali: la Corte europea dei diritti dell’uomo o il Tribunale della Sorveglianza che potrebbe concedere il differimento della pena per incompatibilità con le condizioni di salute». Caso vuole però che proprio ieri la Cassazione ha emesso una nuova sentenza dichiarando inammissibile il ricorso presentato dal boss ergastolano Benedetto Spera, di 88 anni, contro l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Milano di differimento dell’esecuzione della pena, che sta scontando al 41 bis, per motivi di salute. Il boss, fedelissimo di Provenzano, avrebbe rifiutato di sottoporsi a interventi salvavita ritenendoli inutili ai fini di una migliore qualità della vita, data la sua condizione di detenzione.

D’ALTRONDE, come spiega l’avvocato penalista cassazionista Francesco Petrelli, già segretario dell’Unione delle camere penali italiane, la Corte di Legittimità «si confronta con la motivazione dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, non con il merito del caso», anche se a volte ci può essere qualche sbavatura. Nelle motivazioni della sentenza che la Cassazione presenterà, a questo punto «ci aspettiamo – prosegue Petrelli – che dica che quella decisione del Tds contro cui Cospito ha presentato ricorso è in effetti congrua, non è affetta da vizi di illogicità manifesta o da contraddizioni, e che ha rispettato le norme di riferimento».

PER COSPITO dunque le vie d’uscita non sono molte. Per il momento, il medico che lo ha visitato ieri all’ospedale San Paolo di Milano ha valutato la sua situazione clinica come «sovrapponibile a quella della scorsa settimana». Ma il detenuto anarchico ha sospeso gli integratori venerdì sera, dopo il «no» degli Ermellini. «I parametri vitali tengono ma siamo in presenza di una grave denutrizione», ha riferito il dottor Andrea Crosignani, consulente dell’avvocato difensore. Il detenuto 55enne «in questo momento assume acqua, zucchero e sale», motivo per cui ancora cammina autonomamente e, secondo il medico, le sue condizioni appaiono «stabili». Ma la situazione «potrebbe aggravarsi di giorno in giorno, perché partiamo da un fisico pesantemente deteriorato con riserva funzionale molto ridotta».

MA SE IL NOME di Alfredo Cospito rischia di diventare un simbolo che travalica addirittura il mondo dell’anarchismo – in suo supporto ieri sventolavano bandiere e si sono levati slogan perfino nelle manifestazioni contro la guerra a Genova, a Milano, a Bologna e a Torino – lo si deve anche ad una campagna di odio sollevata con calcolo da esponenti della maggioranza di governo che sperano così di ricompattare il fronte malmesso del centrodestra e distrarre le masse. È il caso ad esempio del deputato di Forza Italia, Flavio Tosi : «Lui sciopera per la fame contro il 41 bis? Faccia pure, libero di farlo, non cediamo ai ricatti e non sentiremo la sua mancanza», arriva a dire l’ex sindaco pistolero di Verona di cui la città scaligera si è infine liberata.

LO STESSO DICASI della rivendicazione giunta via mail dell’ordigno artigianale trovato inesploso il 23 mattina davanti al tribunale di Pisa. Nella rivendicazione firmata Fai/Fri gli “anarchici” sbagliano la data della collocazione – il 21 febbraio, scrivono, e non il 22 notte come appurato dagli inquirenti – e ammettono di non sapere «se la deflagrazione sia avvenuta». La Lega però non perde l’occasione per rilanciare l’allarme «terrorismo» e attaccare l’opposizione, a suo dire troppo silente.

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