Annullata la custodia cautelare in carcere cui Alfredo Cospito è sottoposto nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura di Perugia relativamente ad alcuni articoli pubblicati sulla rivista anarchica Vetriolo che avrebbero istigato alla violenza. Lo ha stabilito il Tribunale del riesame di Perugia che ha annullato l’ordinanza sia per Cospito – il detenuto che ancora persiste nello sciopero della fame iniziato il 20 ottobre scorso ed è ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano – che per altri cinque anarchici indagati a vario titolo per istigazione a delinquere, anche aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

Alcuni degli indagati erano sottoposti a custodia cautelare ai domiciliari, altri, come Cospito, in carcere. Le motivazioni della decisione del Tribunale delle libertà saranno depositate entro 45 giorni, e comunque Cospito rimane in carcere preventivo perché ritenuto tra i responsabili dell’attentato alla caserma di Fossano e accusato di «strage contro lo Stato». Ma la notizia è stata accolta dal collegio difensivo coordinato dall’avvocato Flavio Rossi Albertini come «un passo avanti» verso il riconoscimento dell’”innocuità” degli articoli firmati da Cospito o delle sue interviste.

Frasi come: «Colpire, colpire e ancora colpire… dell’anarchia vendicatrice, non rinunciare allo scontro violento con il sistema, alla lotta armata, costi quello che costi», apparsa in una sua intervista su Vetriolo, non sarebbero dunque un’istigazione a delinquere (motivo che è alla base del 41bis cui è sottoposto il detenuto anarchico). «Al limite potrebbero essere considerati propaganda sovversiva, reato però depenalizzato per volontà della Lega», ricorda l’avvocato Rossi Albertini riferendosi alla norma salva separatisti di San Marco dell’allora ministro di Giustizia Roberto Castelli (Carlo Nordio era nella commissione costituita ad hoc), A.D. 2003.

Il Riesame aveva già annullato l’ordinanza di custodia cautelare nel novembre 2021 ritenendo mancanti, per i sei anarchici, i gravi indizi di colpevolezza. Ma la Procura di Perugia aveva presentato ricorso in Cassazione, e questa aveva rispedito gli atti al Tribunale delle libertà chiedendo di vagliare nuovamente la richiesta del pm. Ora, per la seconda volta i giudici del Riesame hanno annullato l’ordinanza. Sta ora al pm riconsiderare l’inchiesta sulla base della decisione confermata.