A tre giorni dalla decisione della Cassazione che ha rigettato la sua richiesta di revoca del regime di detenzione al 41 bis, le condizioni «stazionarie» di salute di Alfredo Cospito hanno indotto i medici dell’ospedale San Paolo di Milano, dove era ricoverato dall’11 febbraio, a dare il consenso per il ritorno in carcere del detenuto anarchico. Il 55enne pescarese, che il 20 ottobre scorso aveva iniziato lo sciopero della fame contro il carcere duro a cui è sottoposto dal maggio 2022, da due settimane – da quando nella requisitoria la Procura generale della Cassazione aveva chiesto di sospendergli il 41bis e rinviare gli atti al Tribunale di sorveglianza di Roma – aveva ricominciato ad assumere integratori, diverse bustine di zucchero al giorno e sali minerali sciolti nell’acqua. Poi, con il «no» della Cassazione, la scelta di sospendere gli integratori. E, da ieri mattina, da quando è stato trasferito nuovamente al Servizio assistenza intensificata del carcere milanese di Opera, Cospito avrebbe annunciato (il condizionale è d’obbligo perché le intenzioni del detenuto sono riportate da legali che lo hanno visitato ma il suo difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, lo incontrerà solo oggi) l’intento di eliminare dalla propria dieta altri alimenti: «Ora andrò avanti solo ad acqua e sale, niente più zucchero», avrebbe detto.

IERI MATTINA PERÒ Cospito «ha preso un po’ di zucchero ed ha deciso poi di non prenderlo più – afferma uno dei legali del pool coordinato da Rossi Albertini -, da venerdì non ha più preso nemmeno orzo. Cospito riferisce di sentirsi un pochino più stanco fisicamente dopo l’interruzione del potassio da venerdì, ma il morale pare alto». In ogni caso il nuovo trasferimento in carcere preoccupa i difensori «perché a Opera non è presente il macchinario che gli monitora il cuore costantemente». Sabato, quando l’anarchico è stato visitato dal suo medico di parte, i suo parametri vitali tenevano anche se, aveva avvertito il dottor Andrea Crosignani, «siamo in presenza di una grave denutrizione» e «la situazione potrebbe aggravarsi di giorno in giorno».

DA PARTE DEL GOVERNO si cerca invece di gettare acqua sul fuoco: «Il miglioramento delle condizioni dell’anarchico ha consentito il suo trasferimento nel carcere di Opera, dove sarà accuratamente seguito», ha dichiarato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari. «Il regime del 41 bis non ha finalità inutilmente afflittive e lo Stato non fa passi indietro davanti ai violenti», è il refrain ripetuto dall’esponente della Lega.

A DARE SENZ’ALTRO una mano ad Ostellari sono i messaggi farneticanti e le minacce che riempiono allegramente i siti di area anarchica e antagonista: esortazioni a «vendicare la morte imminente», ipotesi di complotto che vedono convergere le corti giudicanti, il governo e perfino i giornalisti, e l’evergreen «siete tutti responsabili».

INOLTRE, L’ESPOSIZIONE di Cospito, amplificata dalle azioni e dai comunicati degli anarchici, è molto efficace per spegnere i riflettori sulla rivelazione indebita di segreto d’ufficio su cui indaga la procura di Roma, che ha iscritto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro nel registro degli indagati e lo ha interrogato per circa due ore la settimana scorsa. Ieri, l’avvocato Giuseppe Valentino, difensore dell’esponente di Fd’I, ha depositato a piazzale Clodio una memoria nella quale ha ricostruito l’intera vicenda, a cominciare da come ha ottenuto le informazioni e per quali fini le ha passate al suo coinquilino Giovanni Donzelli, vicepresidente del Copasir, che in Aula alla Camera le ha usate come una clava contro i deputati dem che avevano visitato l’anarchico per appurare di persona le sue condizioni di salute. Donzelli potrebbe essere convocato dagli inquirenti come persona informata dei fatti, anche se il ministro Nordio ha tentato di blindare i due fratelli d’Italia sostenendo che spetta solo al suo ministero, e non alla magistratura, definire il tipo di segretezza del documento ottenuto da Dalmastro. Posizione niente affatto condivisa dall’Associazione nazionale dei magistrati.