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Coppa d’Africa che passione

Coppa d’Africa che passioneUn supporter del Gabon, paese ospitante della XXXI Coppa d’Africa per Nazioni

Calcio Il Gabon di Ali Bongo ospita da oggi l’edizione 2017 del torneo. Tra vènti del «Nord» e incognite favoritismi, il football che non t’aspetti

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 14 gennaio 2017

Chissà se quella che partirà oggi pomeriggio, alle 17 a Libreville con la gara inaugurale tra Gabon e Guinea Bissau, sarà la solita Coppa d’Africa. Quella del calcio grezzo, impermeabile a ogni tentativo di tatticizzazione. Quello in cui, alla fin fine, la squadra ospitante viene in qualche modo favorita. Anche smaccatamente, ripensando a quanto accaduto in Guinea Equatoriale un paio di anni fa: un quarto di finale “sottratto” alla Tunisia dall’arbitro mauriziano Rajindraparsad Seechurn, che al 92′ di quel quarto di finale in cui le Aquile di Cartagine avevano sbagliato di tutto sottoporta, regalò un calcio di rigore al 92′ alla squadra di casa, che poi s’impose 2-1. La federcalcio tunisina accusò l’arbitro di corruzione, la bufera mediatica durò qualche mese con una squalifica inflitta alla nazionale nordafricana (dopo quella al Marocco per il ritiro organizzativo di due mesi prima a causa dei timori del Virus Ebola), poi ritirata per il passo indietro di Tunisi e per il fatto che l’Africa ha capito di non poter fare a meno del calcio magrebino.

Dribbling indolenti e una “Diga”

Quindi, rieccole, Tunisia e Marocco: con i loro campioni indolenti ma con quei giocatori che sanno – sempre se vogliono – spostarti il pallone in un istante e dribblarti mezza squadra avversaria. Dopo anni di “autolesionismo”, il Marocco riparte da outsider con una nazionale sperimentale fondata essenzialmente su tre pilastri, il trequartista Moubarak Boussoufa (ex Anderlecht e Lokomotiv Mosca, migrato negli Emirati Arabi, all’Al-Jazira), il difensore juventino Mehdi Benatia e il tecnico francese Hervé Renard, campione nell’ultima edizione con la Costa d’Avorio e nel 2012 con la sorpresa Zambia. La Tunisia, riparte da un collettivo autoctono: 13 giocatori su 23 giocano in patria. Il “Nord” viene completato da altre due promesse alla vittoria finale: l’Egitto (7 volte campione) di mister Hector Cuper e Mohamed Salah e, soprattutto, dal portiere-leggenda di anni 43 (!) Essam El-Hadary, che di soprannome fa “La Diga”. Infine, l’Algeria della stella del Leicester Riyad Mahrez.

Pallone, «amitié», schiavi e miliardi. Sponsor cinese per il Gabon

Certamente sarà una Coppa a forti tinte cinesi. Il “Dragone” pare essere di attualità solo per le cifre da capogiro con cui sta prelevando le star in massa del calcio europeo. Verità molto parziale: la Cina si è da tempo “comprata” la maggior parte dell’Africa. In Gabon, ad esempio, ha investito  3 miliardi per allungare la sua mano sui giacimenti del ferro e una manodopera a bassissimo costo, più simile alla schiavitù. In cambio delle infrastrutture: Pechino ha infatti “regalato” all’eccentrico presidente Ali Bongo (che si è intascato gran parte dei contributi Fifa) due dei quattro stadi in cui si svolgerà la competizione, lo Stade d’Angondjé di Libreville e lo Stade de l’Amitie di Port Gentil, così chiamato a suggello dei “buoni rapporti” con Pechino… In campo, occhio alle stelle della punta Aubameyang (Borussia Dortmund) e Lemina (Juventus). Ma occhio, soprattutto, ai favoritismi.

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Pierre Emerick Aubemeyang festeggia un gol con la nazionale del Gabon

Costa d’Avorio e Ghana: ecco dov’eravamo rimasti

Nel lotto delle 16 partecipanti, tra il range delle favorite, le ben note selezioni di Ghana e Costa d’Avorio. I campioni in carica sono senza Drogba e Touré ma con tanto talento a disposizione. come quello del difensore dello United Bailly e del centrocampista atalantino Kessie. Le Black Stars, di Grant, finaliste 2015 proprio contro gli Elefanti, puntano a un percorso “prepotente” che li porti a un successo che manca dal 1978. Le premesse, rosa alla mano, ci sono tutte: si parte dai fratelli Ayew, in compagnia di tanti altri “big” del calcio europeo come il difensore dello Schalke ’04 Rahman, il centrocampista dell’Udinese Badu e il collega granata Acquah, più le stelline Amartey e Partey di Leicester City e Atletico Madrid.

Le grandi assenti: Nigeria e Sudafrica

Non si può non fare cenno alle grandi assenti del torneo: Nigeria e Sudafrica. Recidive, le Super Aquile: avevano già saltato l’edizione 2015, fallendo le qualificazioni da campioni in carica dopo la finale (noiosissima) vinta 1-0 nel 2013 contro la sorpresa Burkina Faso, disputata a Johannesburg, terra dei Bafana Bafana, che nel girone  preliminare (vinto dal Camerun) si sono fatti scavalcare addirittura dalla Mauritania, piazzandosi terzi, davanti solamente al modestissimo Gambia. Due nazionali i preda a un forte processo di rifondazione e, nella fattispecie nigeriana, a perenni faide interne e forte crisi economica della federcalcio locale.

Dello “snobismo camerunense”

Da Leoni Indomabili a “europei” snob e borghesi. Il Camerun, guidato da Hugo Broos, ha venduto la propria anima all’agio europeo. In 8 hanno declinato la convocazione dell’esperto commissario tecnico belga: tanti nomi illustri, su tutti i mezzosangue tedeschi Eric Maxim Choupo-Moting (laterale offensivo dello Schalke ’04) e Joël Matip, difensore del Liverpool. Restando in Premier League, un secco “No” è arrivato anche dal terzino sinistro del WBA Allan Nyom, così come Onana (Ajax), N’dy Assembé (Nancy), Poundje (Bordeaux), Zambo Anguissa (Marsiglia) e Amadou (Lille). Quasi tutti hanno addotto la stessa motivazione: “Timore di perdere il posto nella propria squadra di club”. Sono lontani i tempi dell’orgoglio firmato Nkono, Milla ed Eto’o, che a 35 anni ha da tempo fatto largo ai suoi successori.

Senegal e Mali probabili conferme

Affilano le armi Senegal e Mali. Entrambe puntano su qualità e abnegazione, caratteristiche che da sempre contraddistinguono queste due selezioni. I Leoni della Teranga, in mano al selezionatore Aliou Cissé, vantano mezza rosa distribuita tra Ligue 1 e Premier inglese (i campionati più rappresentati, in generale): occhio alla trottola del Liverpool Sadio Mané, attualmente in una forma strepitosa e agli “italiani” Koulibaly (Napoli) e Keita Balde, giovane puntero laziale, pronto a consacrarsi. Il girone C, però, insieme a Tunisia e Algeria, è davvero impegnativo. “Les Aigles” maliane del coach francese Alain Giresse, invece, fanno sfoggio del centrocampista del Crystal Palace Bakary Sako e della prolifica punta del Monaco Adama Traoré.

Solo un Congo

In Gabon troveremo solamente l’ex Zaire, tra i due Congo. Si tratta di una formazione da collocare nel novero delle “eterne promesse”, a secco di vittorie nella competizione continentale dal lontanissimo 1968. In attacco c’è il solito Dieumerci Mbokani, ex Dinamo Kiev, oggi all’Hull City. Sempre in Inghilterra gioca la possibile rivelazione del torneo, Jordan Botaka, promessa 23enne del Charlton Athletic (League One, ossia la terza serie inglese), in cui però non sta trovando tanto spazio, “chiuso” nella rosa degli Addicks dal nazionale nordirlandese Josh Magennis.

La favola dei Licaoni

L’ex Congo francese non c’è per un motivo: è stato eliminato nella fase qualificatoria dalla Guinea Bissau, che in Gabon disputerà – a partire dalla sfida di oggi pomeriggio – la sua prima avventura in una competizione internazionale. I Licaoni (così chiamati i propri giocatori, richiamando la particolarissima specie selvatica canina diffusa in questo spicchio di continente) vivranno la loro favola con il capitano Bcoundji Ca (senza una squadra di club dallo scorso giugno) e la punta – che ha brevemente transitato anche nello Sporting Lisbona – Zezinho. I giocatori dell’ex colonia portoghese, tra i paesi più poveri al mondo, sono stati salutati, alla loro partenza per Libreville, da una folla in delirio.

E il Burkina Faso?

Sarà nuovamente in grado di lasciare tutti a bocca aperta come nell’edizione sudafricana del 2013. L’avventura, in quel caso, s’interruppe in finale. Male nel 2105 (ultimo posto a un punto nel girone eliminatorio), in Gabon si punta alla rinascita. Senza stelle ma con un gruppo compatto. C’è la “truppa dei Traoré” (tra i cognomi più diffusi da queste parti), rappresentata dai centrocampisti Alain e Abdou Razak, entrambi tesserati in Turchia, rispettivamente per il Kayserispor e il Karabükspor. Poi c’è la più famosa punta, che di nome fa Bertrand, classe 1995 in forza all’Ajax: tra i lancieri di Amsterdam è arrivato in prestito dal Chelsea.

Adebayor contro tutti

Riecco il Togo. Dell’imortale Emmanuel Adebayor. L’ex attaccante di Real Madrid e Tottenham è di un altro pianeta rispetto alla media tecnica del resto della squadra del piccolo stato incastrato tra Ghana e Benin. Un altro capitano – come quello della Guinea Bissau – che arriva in Gabon da svincolato (anche se suona molto più strano vedere senza squadra un giocatore dalla classe così elevata). Adebayor farà da trascinatore di una rosa comunque in là con l’età media. Pochi giovani, uno interessante e ancora impiegato nel campionato locale, il centrocampista della Dynamo Togolais Franco Atchou. In panchina ci sarà l’immortale coach francese Claude LeRoy.

Le incognite Zimbabwe e Uganda

I Warriors dell’ex Rhodesia del Sud sono passati dal “pasticcio” della federcalcio di Harare -costato l’esclusione d’ufficio alla corsa ai Mondiali di Russia dopo aver perso una causa in tribunale con l’ex ct brasiliano Jean Claudinei Georgini a cui non sono stati riconosciuti alcuni emolumenti previsti dal contratto – all’exploit nelle qualificazioni alla competizioni continentali. Un calcio inaspettatamente in crescita quello che una volta era rappresentato dai fratelli Ndlovu e da “Spaghetti Legs” Bruce Gobbelaar, ex portiere del Liverpool e incubo dei tifosi romanisti. Poi c’è l’Uganda (nel gruppo D con Ghana, Mali ed Egitto) nazione interessata da forti investimenti di tutto il mondo per la fertilità della sua terra: la squadra è allenata dal coach serbo Milutin Sredojević. Fare attenzione alla punta classe ’94 Yunus Sentamu, che gioca all’Ilves, in Finlandia.

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