Cop 29, resta il fossile con tanta finanza
Il caso A Baku i nuovi negoziati sul contrasto al riscaldamento globale, per la terza volta si svolgeranno in un paese autoritario e inquinatore. I grandi paesi produttori si appropriano dei summit invece di boicottarli
Il caso A Baku i nuovi negoziati sul contrasto al riscaldamento globale, per la terza volta si svolgeranno in un paese autoritario e inquinatore. I grandi paesi produttori si appropriano dei summit invece di boicottarli
Il ministro dell’Ambiente del governo azero e presidente di Cop29 Mukhtar Babayev ha pubblicato nei giorni scorsi la prima lettera ufficiale alle delegazioni che comporranno il negoziato di novembre. Nel documento, un’occasione per chiarire le volontà della presidenza, si parla molto di finanziamenti per la transizione ecologica, ma non si cita mai l’abbandono dei combustibili fossili. Nemmeno quel «transitioning away» – transitare al di fuori dell’era di petrolio, gas e carbone – che alla scorsa edizione, la Cop28 di Dubai, era stato venduto come un successo diplomatico.
COP29, IL PROSSIMO ROUND dei negoziati sul contrasto al riscaldamento globale promossi dalle Nazioni Unite, avrà luogo a metà novembre a Baku. L’Azerbaijian ha ottenuto di ospitarlo dopo durissime trattative e col supporto fondamentale della Russia di Putin, che ha messo il veto su tutte le altre candidate. Non si tratta solo di una questione simbolica: nel bizantino sistema delle Cop il paese ospitante ottiene la presidenza. Per il terzo anno di seguito la Conferenza delle Parti si terrà in una nazione autoritaria e legata mani e piedi ai combustibili fossili – prima era stata la volta di Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Ormai quasi una strategia: invece di boicottarli, i grandi paesi produttori si appropriano dei summit sulla crisi climatica. Per questo nessuno si aspetta risultati notevoli dall’incontro di Baku in materia di mitigazione – la riduzione cioè delle emissioni climalteranti. Ma che non si citi nemmeno la formula relativa all’abbandono dei combustibili fossili, pur graduale, concordata a Dubai nemmeno un anno fa è comunque una notizia.
NEL DOCUMENTO non si fanno notare solo le assenze. Assieme a idrogeno, accumuli e reti – argomenti sempre in rilievo perché non disturbano gli interessi di nessuno – ampissimo spazio è riservato alle questioni economiche. La presidenza vuole che la sua diventi la Cop della finanza. Per questo annuncia il lancio di un fondo, ovviamente volontario, tramite il quale i paesi produttori di idrocarburi potranno contribuire alla transizione nel Sud globale – con la promessa di un canale di finanziamento rapido in caso di disastri naturali. Ma più di queste iniziative estemporanee saranno due i temi sul tavolo: Loss&Damage e nuovi obiettivi finanziari globali. Il primo è il meccanismo attraverso il quale i paesi ricchi e climalteranti dovrebbero pagare i danni provocati dalla crisi climatica nei paesi più poveri e a basse emissioni. Una conquista teoricamente rivoluzionaria – grande lascito della Cop27 di Sharm el-Sheik, la Cop africana – rimasta però più teorica che concreta. I paesi africani, asiatici e latinoamericani vogliono togliere il controllo del meccanismo alla Banca Mondiale, che attualmente dovrebbe governarlo, e ampliare la platea dei riceventi.
IL NORD GLOBALE vorrebbe ridurre al minimo i paesi beneficiari – magari solo gli insulari e i poverissimi – e che anche la Cina contribuisca. Poi c’è il nuovo obiettivo finanziario globale da concordare. Il precedente era stato deciso nel 2009, un’era fa, e consisteva in 100 miliardi di dollari l’anno dal Nord al Sud globale a partire dal 2020. Ora i più radicali tra i paesi G77 – l’alleanza di oltre 120 paesi che racchiude quasi tutto ciò che non è Occidente – puntano a decuplicare l’importo: 1000 miliardi l’anno. Ma sarà difficile raggiungerlo. L’Unione Europea, storicamente più vicina alle richieste di cooperazione, è concentrata sul riarmo e la competizione.
«QUANDO È NATA la precedente Commissione l’argomento del riscaldamento globale era in cima alle priorità» ha dichiarato solo pochi giorni fa Ursula Von der Leyen «la dominanza di questo argomento sussiste ancora, però questa volta il tema della sicurezza e quello della competitività hanno avuto un impatto più incisivo sugli orientamenti politici».
LA CINA È STATA in prima linea nell’istituire il fondo Loss&Damage, ma per il resto si trincera dietro il suo status tecnicamente ancora di paese in via di sviluppo, e preferisce finanziare la transizione africana con accordi bilaterali. Gli Stati Uniti, infine, non sanno an-cora con che presidente si presenteranno alla Cop. Ma democratica o repubblicana che sia, la Casa Bianca non ha mai amato aprire i cordoni della borsa.
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