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Contrordine in Francia, i Soulèvements restano

Protesta contro la dissoluzione dei “Soulèvements de la Terre” AnsaProtesta contro la dissoluzione dei “Soulèvements de la Terre” – Ansa

Francia Il Consiglio di Stato contro Macron

Pubblicato circa un anno faEdizione del 12 agosto 2023

La dissoluzione del movimento ecologista francese Les Soulèvements de la Terre, decisa per decreto dal governo francese il 21 giugno, è stata sospesa ieri dai giudici del Consiglio di Stato, che hanno valutato l’azione repressiva del governo infondata, lesiva delle libertà fondamentali e di dubbia legalità.

Accogliendo il ricorso presentato il 28 luglio dai Soulèvements assieme a una galassia associativa nella quale figurano Greenpeace, Attac o il sindacato Solidaires, l’ultimo grado della giustizia amministrativa francese ha emesso un parere che suona come un vero e proprio schiaffo per il governo e per il ministro degli interni Gérald Darmanin, che più di tutti aveva invocato la dissoluzione del movimento ecologista, accusato di essere un gruppo intento a «incitare a commettere sabotaggi e degradazioni materiali, utilizzando la violenza», «pretendendo di agire in difesa dell’ambiente».

LA DISSOLUZIONE del movimento «viola la libertà di associazione», hanno scritto i giudici in un comunicato, giudicando «insufficienti» gli «elementi apportati dal ministero degli interni». «Né gli elementi della procedura né le discussioni in udienza permettono di considerare che il collettivo incoraggi in alcun modo azioni violente nei confronti delle persone», limitandosi a «iniziative di disobbedienza civile e di ‘disarmo’ di dispositivi nocivi per l’ambiente», si legge nella decisione del Consiglio, che ha espresso un «serio dubbio sulla legalità» del dispositivo di dissoluzione.

Sui social, Soulèvements hanno rivendicato una «vittoria» contro una «dissoluzione ingiusta: insieme siamo una forza tellurica». Secondo Aïnoha Pascual, una delle avvocate dei Soulèvements, si tratta di «una bella vittoria per l’ecologia». E una sconfitta per Gérald Darmanin, secondo la segretaria nazionale dei Verdi Marine Tondelier, che ha denunciato alla tv francese «un governo che si allontana dalla pratica repubblicana, che travalica le libertà fondamentali», prima di dirsi soddisfatta da «una giustizia che le protegge». Per Jean-Luc Mélénchon, la decisione dei giudici è invece il segno che «un’idea avanza in Francia: la legittimità della disobbedienza civile».

UN SILENZIO imbarazzato sembrava invece regnare tra gli esponenti della macronie, al momento della stesura di queste righe. Sacha Houlié, deputato del partito di Macron, si è limitato a scrivere sui social che «la decisione del Consiglio di Stato non legittima in nessun caso azioni violente passate o a venire».

La misura drastica dello scioglimento amministrativo era stata il culmine di una campagna di repressione che aveva fatto seguito a una serie di manifestazioni organizzate dai Soulèvements di concerto con sindacati, partiti e realtà differenti del mondo contadino e militante francese, tra i quali la Confédération Paysanne.

Ad aprile, i Soulèvements assieme a un’ampia rete di movimenti sociali ed ecologisti, avevano organizzato il sabotaggio di massa dei mega-bacini idrici a Sainte-Soline, dove erano stati accolti da un gigantesco schieramento di forze dell’ordine. I gendarmi avevano fatto uso di migliaia di granate anti-sommossa, mandando due ragazzi in coma e ferendo gravemente centinaia di persone, impedendo ai soccorsi di accedere sul posto.

IL GIORNO DOPO, in seguito agli scontri e alle rivelazioni della stampa francese sulle violenze della polizia, il governo aveva minacciato la dissoluzione del movimento, poi attuata solo a fine giugno, e finalmente sospesa «in urgenza» dal Consiglio Costituzionale, in attesa di un’udienza più approfondita a settembre.

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