L’esercito russo non si sta ritirando dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il timido sospiro di sollievo che il mondo aveva tirato domenica sera dopo le dichiarazioni di Petro Kotin, il responsabile dell’azienda nazionale ucraina per l’energia nucleare Energoatom, è stato bloccato sul nascere.

Kotin, infatti, aveva affermato «è troppo presto per dire che le truppe russe stanno lasciando la centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma possiamo dire che si stanno preparando». Il direttore aveva anche citato, per rafforzare la sua tesi, alcune fonti russe secondo le quali il controllo della centrale potrebbe essere affidato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

AL MOMENTO LA CENTRALE non ha subito danni sostanziali, nemmeno in seguito alle esplosioni del 20 novembre che avevano riacceso l’allarme sull’area. Due giorni dopo, gli esperti dell’Aiea hanno constatato che le attrezzature essenziali sono rimaste intatte e non ci sono problemi immediati di sicurezza nucleare, come ha dichiarato anche il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi.

Si ricordi che le forze russe controllano l’impianto dall’inizio di marzo e, secondo la controparte, ne utilizzano la struttura come deposito per mezzi e armamenti oltre ad aver piazzato delle batterie d’artiglieria che da Zaporizhzhia colpiscono l’area meridionale dell’Ucraina. Mosca, dal canto suo, non solo nega di aver mai attaccato la centrale ma accusa Kiev di prendere di mira Energodar deliberatamente. Del resto, dopo la ritirata da Kherson per i russi ammettere un’altra ritirata sarebbe troppo. Giustificare di fronte all’opinione pubblica interna e a quella internazionale (che continua a parlare di indebolimento progressivo dell’apparato militare del Cremlino) una seconda ritirata nello spazio di tre settimane potrebbe essere un colpo letale per il morale delle forze russe.

Difficile che qualcuno creda ancora alle «buone intenzioni» del governo di Vladimir Putin nei confronti del dialogo. Inoltre, Zaporizhzhia probabilmente è parte di un piano più ampio che mira a lasciare l’Ucraina al buio.

DOPO GLI ATTACCHI missilistici alle centrali energetiche, alle sottostazioni urbane e alle reti di trasmissione, riuscire a staccare l’impianto atomico dalla rete elettrica ucraina e connetterlo a quella dei territori occupati sarebbe un colpo durissimo alla già provata resistenza dei civili ucraini. Le voci un tentativo russo in questo senso nelle ultime settimane si sono moltiplicate.

Così come le accuse alla leadership di Mosca di non voler in nessun modo interrompere la guerra e di colpire deliberatamente i civili. Neanche due settimane fa sembrava che si fosse aperto qualche spiraglio che avrebbe potuto aprire la strada ai negoziati. Ora dagli Usa fanno sapere che persino l’incontro in Egitto previsto per ieri sulla non riduzione degli armamenti nucleari è saltato. Il Dipartimento di stato di Washington ha dichiarato che Mosca ha rinviato «unilateralmente» i negoziati per l’attuazione del trattato «New Start» firmato nel 2010 da Stati uniti e Russia e che prevedeva il dimezzamento del numero di basi di lancio di missili nucleari tattici e delle relative testate.

Roberta Metsola
La risoluzione votata a Strasburgo sulla Russia stato sostenitore del terrorismo ha causato onde d’urto in tutto il mondo, ma volevamo che accadesse

D’ALTRONDE, SULLO SCACCHIERE internazionale anche l’Unione europea ha inasprito la sua posizione. Il 25 novembre il Parlamento Ue ha votato una risoluzione che dichiara la Russia «stato sostenitore del terrorismo e che utilizza metodi terroristici». Ieri, a latere dell’incontro «Donna è innovazione» organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia presso la sede di Mediaset di Milano, abbiamo chiesto alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola perché Strasburgo ha deciso di votare la risoluzione proprio la scorsa settimana e non prima? «Quando abbiamo assistito all’escalation – è la risposta – e una volta constatato che la maggioranza dei membri del Parlamento europeo ne aveva abbastanza e si era convinta che ciò che accade in Ucraina non può restare impunito. Chiunque stia commettendo questi crimini, il Cremlino deve essere chiamato a risponderne. Per questo volevamo avere un testo il più forte possibile ed è quello che abbiamo ottenuto. Ha provocato onde d’urto in tutto il mondo, ma volevamo che ciò accadesse. Perché ciò che sta accadendo in Ucraina è assolutamente inaccettabile e lotteremo fino alla fine affinché la nostra risposta sia adeguata».

E COSA RISPONDE METSOLA a coloro i quali, anche tra i politici, hanno accusato tale risoluzione di non fare altro che allontanare la pace? «Per me la pace sarà raggiunta con l’Ucraina al tavolo negoziale e quando la Federazione russa abbandonerà il territorio ucraino ed è per questo che abbiamo adottato questa risoluzione. E se si guarda ai voti la maggioranza è così ampia che credo davvero che bisognerebbe chiedere agli europarlamentari che hanno votato contro la risoluzione di pensare a lungo e attentamente perché l’hanno fatto».