Dopo un anno e mezzo di inflazione alle stelle, dopo che i salari hanno perso in media almeno il 15% del potere di acquisto, ieri il governo ha sottoscritto a Palazzo Chigi un «patto anti-inflazione» con 32 associazioni della distribuzione, dell’industria alimentare, dell’artigianato, delle cooperative e dell’agricoltura. Il «trimestre anti-inflazione» durerà tre mesi, da domenica primo ottobre fino al 31 dicembre. Sarà monitorato mensilmente da un tavolo composto dai partecipanti. Il suo obiettivo è cercare di calmierare i prezzi di un «paniere» di prodotti di largo consumo, a cominciare da quelli alimentari. Le imprese e gli esercizi commerciali, dai supermercati alle para-farmacie, che aderiranno volontariamente all’iniziativa dovranno esporre sulle loro vetrine il «bollino tricolore» elaborato dal governo che recherà la scritta «trimestre anti-inflazione». Così anche i prodotti in promozione, con prezzo fisso, scontati fino al 10%.

L’INIZIATIVA, frutto di un lavoro di mesi, è «sperimentale» e continuerà solo a condizione che funzioni. Lo ha detto la presidente del consiglio Giorgia Meloni che ha colto l’occasione per rispolverare la retorica nazionalistica e compassionevole. «È un bel messaggio che noi diamo alla nazione sulla capacità di lavorare insieme. Anche nei momenti di difficoltà questa nazione è ancora in grado di tenersi per mano». Anche i pensieri ottimisti dei ministri «del made in Italy» Adolfo Urso e di quello dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sono stati rivolti alle «famiglie» che dovrebbero risparmiare «4 miliardi di euro (stima Assoutenti) nei prossimi tre mesi.

AUSPICI come questi andrebbero verificati alla luce di una serie di problemi e incognite strutturali emerse ieri anche tra i sottoscrittori del patto, e alla luce delle analisi economiche fatte in questi mesi. Riguardano la platea alla quale è rivolta l’iniziativa. Gli sconti favoriranno di più i redditi medio-alti che risentono meno dell’aumento dell’inflazione rispetto a quelli bassi. C’è poi la questione della composizione del paniere dei beni sui quali saranno applicati i prezzi bloccati o gli sconti. Si parla di pasta, latte Uht, biscotti, uova, pannolini, pelati, olio, saponi per la casa e per l’igiene personale, ma non gli alcolici. Non ci sarebbero i prodotti freschi come ortofrutta e carne. Gli sconti saranno applicati genericamente su una «selezione di articoli» scelti tra questi beni dalle imprese coinvolte. Il protocollo, composto da 13 articoli, lascia al loro buon cuore la possibilità di calmierare i prezzi, senza alcun vincolo sia sulla scelta dei prodotto che sull’entità degli sconti da praticare. All’uscita da Palazzo Chigi la vicepresidente di Confcommercio Donatella Prampolini ha osservato che, quello di ieri, «è stato un bel momento, tutta la filiera si è presentata unita. Però ora solo la distribuzione si è accollata tutto l’impegno economico, gli altri per ora possiamo chiamarli “simpatizzanti”».

A RAFFORZARE l’impressione per cui quella del governo è stata un’operazione «simpatia» è stata l’analisi del presidente Ancc-Coop Marco Pedroni che ha evidenziato un altro aspetto: «l’industria, nonostante i ripetuti appelli dalla distribuzione» per ora non ha risposto. «Mille e settecento nostri punti vendita hanno aderito al trimestre anti-inflazione – ha detto Pedroni – Abbiamo inviato una lettera ai nostri 100 principali fornitori di marca industriale invitandoli a rivedere le richieste di aumento dei listini in gran parte già ricevute- Solo pochissimi hanno risposto. E alcuni in modo negativo».

UN BILANCIO simile emerge anche da altri dati emersi durante la conferenza stampa in cui è stata presentata l’iniziativa governativa. Sarebbero infatti 1.400 negozianti su 740 mila aderenti alle principali organizzazioni di categoria. Dati probabilmente destinati ad aumentare, ma che attestano almeno una certa freddezza di partenza.

INIZIATIVA TARDIVA, insufficiente e ornamentale, la «sperimentazione» del governo è il frutto del rifiuto del controllo dei prezzi che restano alti, pur in presenza di un andamento decrescente dell’inflazione media. La calmierazione simulata dei prezzi avverrebbe solo nell’anello finale della vendita e non coinvolgerebbe la produzione delle materie prime, la trasformazione alimentare, la realizzazione del prodotto finito. Il flop intravisto ieri dal Codacons o dall’Unione Nazionale dei consumatori («Quello del governo è un fioretto in vista del Natale» ha detto il presidente Massimiliano Dona) si misurerà dal rimpallo delle responsabilità dei rincari e dallo scaricabarile tra i diversi anelli delle filiere.