Mesi non dedicati a superare divisioni e a governare meglio il paese, ma solo a riaprire distruttive lotte interne. Prima di tutto fra le forze che operano alla sinistra del Psoe, ma anche nello stesso partito socialista da parte della destra interna che avrebbe riproposto i governi di unità nazionale e chiesto di seppellire la coalizione con Unidas Podemos. Decidere di anticipare le elezioni pone tutti di fronte alle proprie responsabilità, non solo le sinistre.

Il Partido Popular di Feijòo, uscito ieri vincitore, per confermare il consenso ampio ricevuto, dovrà appiattirsi molto di più sui contenuti reazionari e fascisti di Vox. Glielo chiede una parte decisiva del suo partito rappresentata da Isabel Ayuso, ieri confermata presidente della comunità di Madrid proprio facendo sue le politiche di Vox.

Questo è d’altronde il vento reazionario che spira in tutta l’Europa, che la guerra ha ulteriormente rafforzato, chiudendo ogni spazio a centrismi più o meno moderati e dialoganti.

Sono però finite le ambiguità soprattutto per le due sinistre, quella tradizionale del Psoe e quella nuova espressa da Podemos.

La prima cosa da fare è chiedere un voto per confermare il governo progressista, non solo per paura che vincano le destre fasciste, ma perché la coalizione ha ben governato la Spagna. L’errore più grave che non va fatto è ridimensionare gli aspetti trasformatori delle politiche realizzate dal governo Sanchez: una legge sul lavoro che ha posto un freno vero al precariato; politiche sociali e redistributive che hanno consentito al paese di reggere durante il Covid; una difesa delle prestazioni fondamentali dello stato sociale, la sanità e la scuola pubblica attaccate pesantemente dalle destre; le politiche più avanzate d’Europa sul terreno dei diritti e della domanda di cambiamento preteso dai femminismi; infine, forse, la scelta più indicativa sull’utilizzo del loro Pnrr che indirizza le risorse europee che spettano alla Spagna verso una credibile transizione ecologica.

Questo è la sostanza che deve arrivare al paese. Certo superare le ambiguità che esistono che non vanno taciute rafforzerebbe questo messaggio: servono passi avanti sulle politiche migratorie e in particolare sulle scelte sbagliate compiute contro il popolo Saharawi; ma soprattutto va delineata la collocazione della Spagna sulle guerre, rendendola più autonoma rispetto a quella Europa troppo subalterna alla Nato. Lo esige il nuovo scenario che sta di fatto allargando il conflitto.

Chi sta e opera alla sinistra del Psoe, che nella coalizione ha avuto un ruolo determinante per spingere i socialisti a fare le politiche trasformatrici, è forse la parte che deve fare un vero e proprio salto di qualità.

Nei prossimi giorni bisognerà mettere fine al distruttivo confronto fra i due progetti, quello di Podemos e quello di Sumar pensato da Yolanda Diaz. Decidere cioè quale potrà dare migliore rappresentanza e possibilmente allargare lo spazio politico alla sinistra del Psoe. Il voto di domenica dovrebbe aver dato risposte esaurienti che indicano che l’esigenza di rinnovamento e unità posta con Sumar da Yolanda Diaz ha le potenzialità di allargare lo spazio elettorale della sinistra, rendendo così più forte nel governo di coalizione le forze che vogliono cambiamenti reali nel paese. L’importante è non arrivare a un’unità forzata e senza convinzione.

Podemos resta la forza discriminante di questo spazio politico, ma senza l’innovazione proposta da Diaz con Sumar non si raccoglie, e tanto meno si allarga, questo spazio. L’importante è darsi la possibilità di sconfiggere le destre.