Sono tanti i punti di contatto fra la vertenza dei facchini e montatori degli appalti di Mondo Convenienza, che chiedono di avere il contratto “naturale” della logistica invece di quello più povero delle pulizie, e quella degli operai del mattatoio di Baldichieri d’Asti, macellatori in sciopero da inizio agosto perché i nuovi proprietari vogliono inquadrarli con il contratto agricolo al posto di quello dell’industria alimentare che dovrebbe loro spettare.
In entrambi i casi a protestare sono lavoratori migranti, quelli astigiani arrivano da Romania, Serbia, Albania ed Africa subsahariana. Ed ora che i vecchi proprietari del mattatoio sono agli arresti o con obbligo di dimora per evasione fiscale e contributiva, illecita somministrazione di manodopera e false comunicazioni sociali, i 125 addetti della struttura hanno manifestato davanti alla sede della Regione Piemonte, chiedendo di veder finalmente riconosciuti i loro diritti.
Al fianco degli operai c’è fin dall’inizio della vertenza la Flai Cgil, che ha montato una tenda rossa della resistenza nel presidio permanente di fronte ai cancelli dello stabilimento. “C’è la nostra massima attenzione per questi lavoratori – spiega Letizia Capparelli, segretaria Flai di Asti – era nell’aria da tempo che qualcosa stesse accadendo e aspettavamo sviluppi. La notizia dell’arresto dei titolari di Al.Pi, conferma le nostre preoccupazioni, purtroppo però non risolve il problema dei lavoratori, che hanno bisogno di avere risposte per il loro futuro”.
Negli ultimi 10 anni i cambi di appalto al mattatoio astigiano sono stati cinque. Il lavoro, va da sé, è rimasto lo stesso ma ad ogni passaggio di mano il contratto cambiava in peggio. “Questa volta hanno detto basta – riepiloga Capparelli – tutti quanti, perché sono macellatori con anni di esperienza, non agricoltori. Abbiamo coinvolto la Prefettura, l’Inps e anche la Regione, non lasceremo nulla di intentato, anche per questioni di sicurezza e di controllo sulla filiera alimentare”.
All’inizio di settembre il mattatoio astigiano è passato nelle mani del Gruppo Ciemme, che ha acquisito sia la proprietà della struttura che l’attività di macellazione. Ma, negando l’evidenza dei fatti, non intende inquadrare i lavoratori con il contratto più appropriato per loro. Gli arresti della vecchia proprietà non riguardano comunque Ciemme, hanno puntualizzato gli investigatori della finanza e i magistrati requirenti, perché l’indagine andava avanti da tempo, ed era partita da una segnalazione dell’Inps sulle irregolarità nel versamento dei contributi per gli addetti del mattatoio.
“Adesso però il gruppo Ciemme deve prendere le distanze dal passato – chiude Capparelli – sedere al tavolo con noi e riconoscere ai lavoratori la dignità dell’assunzione diretta, con l’applicazione del contratto dell’industria alimentare e non di quello agricolo. Poi la giustizia faccia il suo corso, noi saremo al fianco dei lavoratori e valuteremo la costituzione di parte civile”.