È raro incappare in una giornata senza dichiarazioni di Giuseppe Conte, il cui metronomo delle esternazioni è sempre regolare. Il silenzio di ieri, tuttavia, fa capire che il leader del M5S ha recepito il messaggio delle urne. Questa mattina, dopo un lavoro di lima che è durato per tutto il pomeriggio di ieri, verranno diffusi i nomi dei coordinatori provinciali del Movimento 5 Stelle. Saranno, nelle intenzioni del leader, i sensori sul territorio che dovrebbero consentire un maggiore radicamento e permettere le «agorà» che nel disegno del nuovo corso contiano servono ad aprirsi su base locale alle istanze della società.

Conte è consapevole della battuta d’arresto ma cerca di tranquillizzare i suoi. Raccomanda prudenza e senso della misura nel commentare i dati. «Non facciamo come Calenda che dà la colpa agli elettori – è il suo ragionamento – Però dobbiamo essere consapevoli del fatto che su base nazionale siamo in ottima salute. Ora però dobbiamo accelerare sui territori».

È questa la versione che diffonde il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri: Sul piano nazionale il Movimento 5 Stelle gode di ottima salute – dice – E questo perché sta interpretando in maniera autentica il bisogno di politiche ambientali e sociali. Sul livello regionale invece paghiamo alcune difficoltà storiche». In via Campo Marzio sanno che quelle difficoltà si registrano soprattutto al nord: il risultato della Lombardia conferma che il M5S rischia da quelle parti di non andare mai a doppia cifra. Per questo l’ex presidente del consiglio sa che occorre nuovo slancio.
Ieri è tornata a parlare Roberta Lombardi, che da assessora alla transizione ecologica della giunta Zingaretti ha operato fino all’ultimo per ricucire il campo largo e che ha comunque evitato di criticare i vertici nazionali, pur facendo trasparire diversi segnali di sofferenza.

Lombardi ha ricoperto la carica di responsabile degli enti locali nel M5S di Conte e indica proprio la necessità di strutturarsi in forme più efficaci. Non è un mistero, del resto, che se le sorti delle alleanze laziali fossero state delegate agli esponenti regionali invece che affidate alle tattiche del nazionale l’accordo si sarebbe fatto. «Il responso delle urne è, purtroppo, inequivocabile – sostiene Lombardi – La ricerca del consenso senza la cura del territorio porta a risultati grami come quello che raccogliamo come M5S. Dopo tutti questi anni non ci sono più scusanti per non far partire immediatamente l’organizzazione territoriale né ci sono più scuse per non mettere il livello nazionale al servizio del territorio, e non viceversa. Altrimenti rimarremo un ‘partito dei like’ e non riusciremo a trasformarci in una forza politica strutturata che sia davvero in grado di guidare la trasformazione del nostro paese».

Poi manda un segnale contro le divisioni all’interno del campo largo e non si trattiene una stoccata sul fatto che la partita delle regionali laziali, a causa delle scelte fatte, non è mai stata davvero aperta: «Spero che da oggi tutte le forze politiche di opposizione elette smettano di lavorare per i loro egoismi di partito e si rimbocchino le maniche per ricucire la tela sempre più lacerata che dovrebbe unire istituzioni e paese reale. Più di tutto preoccupa, e fa riflettere, il dato schiacciante dell’astensionismo in uno scenario in cui non posso che esprimere il mio rammarico per non aver reso nel Lazio mai veramente contendibile la Regione».