«Ci saranno tante iniziative, siamo in campagna elettorale ognuno ha le proprie agende» dice Giuseppe Conte a proposito della sua assenza dalla piazza di Cgil, Cisl e Uil a Bologna. Il M5S comunque, ci sarà: ha annunciato la sua partecipazione la vicepresidente Alessandra Todde e prima di lei avevano manifestato la loro adesione i referenti locali pentastellati.

TUTTAVIA, proprio la non partecipazione di Conte salta agli occhi. Soltanto sette mesi fa, il leader dei 5 Stelle era apparso alla manifestazione della Cgil in piazza del Popolo, riempiendo mediaticamente e incalzando politicamente lo spazio lasciato vuoto dal Partito democratico in mezzo alla sua lunga transizione. Adesso che il Pd parla con una voce riconoscibile come quella di Elly Schlein, che sembra più sintonizzata con le corde del sindacato e di quello che si muove a sinistra, Conte vira i suoi impegni verso le amministrative del 14 e 15 gennaio, in una tornata nella quale poche volte i percorsi di 5S e dem si incroceranno. Per di più, ha deciso di convocare una sua piazza per il mese prossimo, dribblando quella del 27 maggio organizzata da movimenti e associazioni in difesa del reddito.

DOPO MESI passati ad auspicare una nuova dirigenza al Nazareno e a prospettare aperture alla società e ai territori, Conte sembra preso da una tentazione identitaria. I più maliziosi ci vedono gli indizi di un trasloco del suo M5S su un fronte più interlocutorio, dopo le aperture a Meloni su Pnnr e credenziali antifasciste. Dal Pd se ne sono accorti. Guardano con cauta soddisfazione i sondaggi ma non abbandonano la prospettiva della coalizione. «Dobbiamo insistere sul lavoro di ricostruzione – afferma Marta Bonafoni – Da una parte rilanciando l’identità del Partito democratico e il consenso intorno ad esso, dall’altra insistendo sui punti che ci uniscono alle altre opposizioni». La coordinatrice della segreteria del Pd ricorda che in Molise, prima regione al voto dopo il congresso che ha eletto Schlein, l’alleanza con il M5S si farà. Lo stesso dovrebbe accadere in Sardegna: ieri Conte ha visto in via Campo Marzio i quattro consiglieri regionali sardi del M5S che gli hanno delineato una prospettiva simile per le elezioni del febbraio 2024. «Arriviamo da uno strappo drammatico dopo il quale è arrivato il governo più a destra della Repubblica: non dobbiamo affezionarci o limitarci alle foto, alcune ci piaceranno di più altre di meno – prosegue Bonafoni – Non è un lavoro che si fa dalla sera alla mattina, dobbiamo avere pazienza, ricucire a partire dai temi».

CONTE HA PARLATO delle prospettive di alleanze dialogando con Michele Santoro sulla piattaforma Servizio Pubblico, animata dal giornalista impegnato contro la fornitura di armi all’Ucraina. Tema fortemente divisivo, quest’ultimo, sul quale l’ex presidente del consiglio rischia di subire l’iniziativa di Alessandro Di Battista e Virginia Raggi, che hanno aderito alla campagna referendaria contro il sostegno bellico a Kiev. «Da parte del M5S non c’è un atteggiamento pregiudiziale o preconcetto rispetto alla possibilità di dialogare col nuovo vertice Pd – sostiene l’avvocato – È ovvio che veniamo fuori da un recente trauma. Ora è inutile rivangare, ma c’è stato il precedente vertice del Pd, che è sempre il Pd, che non ci ha pensato due volte ad abbracciare l’operazione Di Maio, degli scissionisti, per cercare di emarginarci e di buttarci fuori. La questione non è riuscita e io, come leader del M5S, dovevo difendere le ragioni del mio esistere. Oggi sono rimasto scottato, però voltiamo pagina». Il leader pentastellato riconosce tuttavia che la «nuova segretaria del Pd dà delle prospettive e molte sono simili a quelle nostre: c’è la prospettiva di un dialogo. Però, attenzione. Non è che facciamo una riunione di vertice io e Schlein e risolviamo il problema di un fronte progressista. Occorre costruire un progetto politico».