Contadini lasciati soli: «Ristori negati e inazione sul territorio»
Alluvione «Che sarebbe accaduto è quello che denunciamo da quasi un anno e mezzo», spiega Gianni Fagnoli. Il suo podere a Rocca San Casciano, nel forlivese, è uno scrigno di biodiversità
Alluvione «Che sarebbe accaduto è quello che denunciamo da quasi un anno e mezzo», spiega Gianni Fagnoli. Il suo podere a Rocca San Casciano, nel forlivese, è uno scrigno di biodiversità
«Fino a mezzogiorno di martedì ero nei campi, poi ho dovuto lasciar perdere. Quello che è successo era piuttosto prevedibile, noi è un anno e mezzo che lo andiamo denunciando, ripetendo, a costo di sembrare paranoici a fronte di un ottimismo “scemo” che proponeva un’unica strategia, quella di incrociare le dita e sperare che non piovesse più» si sfoga Gianni Fagnoli.
Coltiva la terra a Rocca San Casciano, uno dei paesi dell’Appennino forlivese alle porte del Parco nazionale delle Foreste casentinesi: dopo le alluvioni del maggio 2023 è stato il promotore dell’Appello per l’Appennino romagnolo, una pagina Facebook che ha acceso i riflettori sui contadini abbandonati a loro stessi, prima dalle frane nei poderi che hanno stravolto le terre più marginali, quindi dai mancati ristori, con il contributo negato nelle settimane scorse da Agricat.
Il suo Podere i Fondi, tredici ettari di cui tre occupati dal frutteto, è uno scrigno di biodiversità. Le varietà di alberi e arbusti da frutto presenti sono 148, per 24 specie. Ha recupero anche un marroneto di mezzo ettaro. Martedì, invece, stava raccogliendo le noci, per la prima volta dopo due anni. È sarcastico, nel suo commento contro l’inazione: «Di certo noi contro le nuvole non possiamo fare niente, non possiamo certo bloccare la pioggia tirando delle frecce, ma è importante analizzare la responsabilità degli uomini, in particolare di quelli che avevano il compito di attrezzare un minimo questa terra per affrontare eventi che erano altamente prevedibili, a me no che non si vogliano negare i cambiamenti climatici e i suoi effetti».
Se lo scorso anno, in occasione degli eventi del maggio 2023, si disse che il tempo di ritorno stimato di quelle precipitazioni così intense era di un centinaio d’anni, ora abbiamo la certezza che possono presentarsi nuovamente dopo 16 mesi. «Se l’Italia e il Mediterraneo sono un hub degli eventi estremi, forse la Romagna è diventata l’hub dell’hub e di fronte a questo l’aver lasciato un territorio già lacerato, disfatto dalla vecchia alluvione, lo ha esposto a un’altra tragedia, dall’Appennino alla Pianura. Che sarebbe accaduto è quello che andiamo a denunciare da quasi un anno e mezzo».
Tra le mobilitazioni dell’Appello per l’Appennino romagnolo, anche quelle per contrastare la passerella del gennaio scorso a Forlì, quando Giorgia Meloni incontrò nella città romagnola Ursula von der Leyen, confermata alla guida della Commissione europea. Da quell’incontro uscì la proposta di investire 1,2 miliardi di euro del Pnrr sulla difesa idraulica e il ripristino di viabilità e infrastrutture, per il rilancio dei territori alluvionati grazie a una revisione del Piano, ma – sottolinea Fagnoli – «si attendono ancora i decreti attuativi, quindi di quella spesa possibile non c’è traccia nei territori».
Alla voce “siamo stati abbandonati”, il contadino romagnolo aggiunge il paradosso di una «struttura commissariale che si sarebbe dovuta occupare di ricostruire la Romagna e aveva la possibilità di farlo, ma che non ha nemmeno immaginato di insediare qualcosa sul territorio, per cui qua nemmeno esiste, e questo è incredibile, perché a Roma ci sono 60 militari che lavorano da remoto e vengono ogni tanto, a fare infiniti tavoli, dialoghi, confronti, che non sono altro che perdite di tempo, perché se non hai ancora capito quello di cui c’è bisogno in questa terra, vuol dire che non lo hai voluto capire, come confermano gli eventi di questi giorni».
Nessuna lotta contro il tempo, nessuna cura nei confronti degli agricoltori, «primi custodi dell’equilibrio idrogeologico del territorio, che sono stati lasciati da soli con degli sputi in faccia, a finanziare per quanto possibile la ricostruzione, a proprie spese».
L’ultima annotazione, Fagnoli, la dedica al passaggio delle stagioni, tema che ovviamente ha a cuore chiunque lavori seguendo il ciclo della Natura: «Hanno perso la seconda estate di fila, si poteva avviare una stagione di cantieri e investimenti e adesso invece ci troviamo di fronte a un nuovo inverno. Questa volta dobbiamo essere incisivi nell’indicare i responsabili. Non se la possono cavare con qualche passerella. Basta, basta».
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