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Consiglio di Stato: illegittimo il fermo della Alan Kurdi

Consiglio di Stato: illegittimo il fermo della Alan KurdiLa nave Alan Kurdi – Ansa

La sentenza La nave della ong Sea-eye nel 2020 venne bloccata dalle autorità italiane per sei mesi nel porto di Olbia dopo aver salvato 133 naufraghi

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 19 ottobre 2024

Illegittimo il fermo che nel 2020 tenne ferma la nave Alan Kurdi sei mesi nel porto di Olbia. Si è espresso così il Consiglio di Stato con una sentenza del 17 ottobre, che riconosce la procedibilità del ricorso al Tar della Sardegna da parte della ong tedesca Sea-Eye e ritiene gli esiti dell’ispezione della capitaneria di porto, che trattenne la nave in porto dopo lo sbarco, «non idonei a supportare il provvedimento di fermo».

Una pronuncia importante per Sea-Eye, che ora potrà presentare il ricorso atteso da tre anni e chiedere un risarcimento per i danni finanziari procurati dal fermo. Le autorità italiane avevano contestato alla Alan Kurdi di non essere attrezzata per il trasporto di così tante persone, e di mancare della classificazione necessaria all’attività di ricerca e soccorso. Era il 9 ottobre 2020 e la nave era approdata a Olbia dopo aver tratto in salvo 133 naufraghi al largo della Libia. Una richiesta però illegittima.

Nella sentenza viene ricordato che tali controlli spettano allo stato di bandiera della nave, la Germania nel caso di Sea-Eye, che aveva rilasciato tutti i permessi necessari alla navigazione. L’imbarcazione poi aveva già ricevuto le certificazioni necessarie alla partenza dalle autorità spagnole, paese da cui era salpata. La classificazione come nave di ricerca e soccorso, inoltre, è inesistente tanto nel diritto italiano quanto in quello tedesco: la richiesta della capitaneria, dunque, non è da ritenersi idonea.

Sea-Eye aveva presentato ricorso al tribunale nel 2021, ma gli era stato negato per difetto di interesse: dopo sei mesi di fermo, infatti, il Tar aveva sospeso l’ordinanza consentendo alla nave di ripartire alla volta della Spagna. Dal momento che non si trovava più in porto, secondo i giudici, non c’era motivo di proseguire in aula. Un’altra decisione che viene ora sconfessata dal Consiglio di Stato e che consente alla ong di chiedere un risarcimento per i danni finanziari subiti. «Faremo causa al ministero competente e continueremo a batterci contro le politiche repressive dell’Italia» ha scritto su X Gorden Isler, presidente di Sea-Eye. Proprio per motivi finanziari legati alla costante detenzione delle navi in Italia la Alan Kurdi è stata venduta nell’estate del 2021.

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