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Bruxelles (per ora) tira dritto: «Nuova definizione di paese sicuro»

Ursula von der Leyen foto AnsaUrsula von der Leyen foto Ansa

Dopo il Consiglio europeo Al vertice Italia-Francia, Barnier boccia il modello Albania: «Non è trasferibile»

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 19 ottobre 2024

La Commissione europea si prepara a lavorare a una revisione della definizione di Paese terzo sicuro da presentare entro giugno del 2025. Con un tempismo perfetto, l’annuncio è stato dato ieri da una portavoce di palazzo Berlaymont quasi negli stessi minuti in cui il tribunale di Roma ordinava il ritorno in Italia dei 12 migranti appena arrivati in Albania sulla base di una recente sentenza della Corte di giustizia europea. Sentenza che, inevitabilmente, non potrà che condizionare le future scelte di Bruxelles.

Ieri dai vertici comunitari non si è levato neanche un commento alla decisione dei giudici romani. Le uniche parole sono state, per l’appunto, quelle della portavoce che ha chiarito come della necessità di rivedere il concetto di paese sicuro si parlava già nella lettera che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha inviato ai capi di stato e governo prima del consiglio europeo di giovedì. Il motivo è stata la stessa von der Leyen a spiegarlo al termine del vertice. «Riconosciamo e ci assumiamo la responsabilità dei migranti che hanno bisogno della protezione internazionale – ha detto – ma questo non significa che la protezione debba essere solo nell’Unione europea. Si può avere protezione anche in paesi terzi sicuri». Un passaggio necessario per poter procedere in seguito anche a eventuali rimpatri da effettuare da hub che alcun stati, prima fra tutti l’Italia, vorrebbero realizzare fuori dai confini dell’Unione europea.

Un progetto visto con favore anche dalla presidente della Commissione e di cui si è ampiamente discusso nell’ultimo Consiglio europeo ma che divide i leader. Non a caso ieri a commentare ironicamente quanto accaduto a Roma, è stata l’europarlamentare spagnola Estrella Galan: «Avviso ai naviganti», ha scritto su X la deputata di Sumar. «La legge rimette al loro posto le politiche dell’ultradestra di Giorgia Meloni» che la presidente della Commissione Ursula «von der Leyen vuole esplorare».

Un no secco alla costruzione di centri per migranti in paesi terzi, intanto è arrivato ieri anche da Michel Barnier che insieme al ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha incontrato a Mentone il vicepremier Antonio Tajani e il ministro d ll’Interno Matteo Piantedosi. Il trasferimento di migranti in un altro paese come quello avvenuta dall’Italia all’Albania – ha detto il primo ministro francese – non è «trasportabile» per «ragioni politiche e istituzionali».

Il vertice italo-francese si è tenuto tra Mentone e Ventimiglia ed è servito – dopo le tensioni avute con il precedente governo di Parigi – a confermare un patto sulla questione migratoria già entrato nella fase operativa negli ultimi mesi attraverso una più intensa collaborazione tra le forze dell’ordine che prevede un costante scambio di informazioni tra le forze di sicurezza incaricate del controllo della frontiera e un coordinamento tra i presidi di sicurezza. Negli ultimi mesi a Ventimiglia c’è stato un alleggerimento significativo del numero degli attraversamenti.

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