Ottanta anni dopo, la segretaria del campo di sterminio di Stutthof paga il conto della complicità nell’omicidio di 11.430 fra ebrei e civili polacchi. Due anni di reclusione con la condizionale per Irmgard Furchner, 97 anni, ex dattilografa del comandante del lager vicino a Danzica dal 1943 al 1945, condannata da una Corte minorile a Itzehoe (Schleswig-Holstein) perché all’epoca dei fatti aveva 18 anni.

Dopo 40 giorni di processo il presidente del tribunale Dominik Gross ha stabilito che l’ex impiegata sul libro paga delle SS è colpevole di «favoreggiamento dell’assassinio crudele e doloroso dei prigionieri del campo» uccisi con il gas, iniezione letale, fucilazione o lasciati morire di fame e freddo.

A frau Furchner non è bastata l’età avanzata, presentarsi sulla sedia a rotelle, né il «mi dispiace di avere lavorato lì» scandito per sfuggire alla responsabilità personale delle atrocità inflitte complessivamente a 63 mila prigionieri rinchiusi a Stutthof: il primo lager costruito fuori dalla Germania, entrato in funzione 24 ore dopo l’invasione della Polonia. «Era perfettamente a conoscenza di ciò che succedeva; come stenografa e dattilografa collaborava attivamente al massacro sistematico pianificato dal comandante del campo» si legge nella sentenza contro l’anziana che non aveva nessuna intenzione di pagare il conto.

Tutt’altro che presente spontaneamente in Aula, Irmgard Furchner è stata trascinata alla sbarra dalla polizia dopo il clamoroso tentativo di fuga dalla casa di riposo di Quickborn. Ripescata al volo dalle parti di Amburgo mentre continuava la fuga dalla giustizia iniziata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nella speranza di scampare al ricordo inossidabile dei 31 testimoni ascoltati dal Tribunale di Itzehoe. Proprio la loro memoria l’ha inchiodata alla piena complicità nello sterminio del lager.

La sentenza di ieri chiude un caso giudiziario cominciato con la condanna dello sturmbannführer delle SS, Max Pauly, primo comandante del campo, catturato dai britannici nel 1945 e condannato a morte nel corso del processo di Neuengamme.

Venne impiccato nel 1946, mentre il successore, Paul Werner Hoppe, se la cavò con una sentenza a 9 anni di reclusione di cui ne scontò appena tre. Fino alla sua morte nel 1974, Hoppe condusse un’esistenza dal profilo basso alla periferia di Bochum. Al contrario del suo vice, Theodor Meyer, condannato a morte nell’ottobre 1947 al termine del secondo processo per Stutthof e giustiziato a Danzica un anno dopo.

Un fascicolo lungo dal 1945 al 2016: anno di chiusura delle indagini preliminari sui crimini del campo della Procura di Ludwigsburg e penultimo atto di accusa prima dell’ex dattilografa contro due anziani di Wuppertal e Borken e l’ex guardia SS Johann R. 94 anni, in servizio al campo di concentramento di Stutthof dal 1942 al 1944, anche lui accusato di concorso in omicidio di massa. Attualmente il Tribunale di Wuppertal sta solo verificando se è in grado di sostenere il processo.