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«Con un decreto si mette a rischio il diritto di asilo»

«Con un decreto si mette a rischio il diritto di asilo»

Migranti Salvatore Fachile (Asgi): «Forti timori per la sorte delle persone che arrivano alla frontiera»

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 9 ottobre 2020

Salvatore Fachile, lei è un avvocato dell’Asgi, l’Associazione studi sull’immigrazione. Trova tutto negativo nel provvedimento del governo che cancella i decreti sicurezza di Matteo Salvini?
No assolutamente. Personalmente ritengo che ci siano due parti positive, e sono il ripristino dell’umanitaria, e quindi una ritrovata possibilità da parte dello Stato di riconoscere vari tipi di forme di protezione alle persone che si trovano in condizioni particolari, ma anche il ripristino di un sistema di accoglienza specializzato per i richiedenti asilo. Però…

Però ci sono dei punti che non la convincono.
Punti gravissimi che sono passati sotto silenzio. Come un pilastro intero della riforma di Salvini che rappresenta il mandato più importante che la Commissione europea ha dato all’Italia e ad altri Paesi sulla riforma integrale della procedura di asilo. Cioè una serie di norme che cercano di trovare dei meccanismi, per noi palesemente incostituzionali, per far sì che le persone che arrivano in frontiera vengano sottoposte a una lunghissima detenzione di tipo amministrativo durante la quale subiscono una procedura velocissima, senza garanzie e con la possibilità di tenerle bloccate e di dargli un diniego in tempi molto brevi, visto che si trovano da sole, senza la possibilità concreta di essere assistite da un avvocato o dalle organizzazioni umanitarie. In questo modo diventano irregolari, oppure restano detenute fino a quando non c’è il rimpatrio forzato. Un’altra norma del decreto Salvini sopravvissuta riguarda il trattenimento nel cosiddetto luogo idoneo, cioè la possibilità di prendere una persona irregolare e non portarla dentro un Cpr, bensì dentro una struttura della polizia e da lì direttamente all’aeroporto. Si tratta di misure violentissime che riducono la libertà personale e il diritto di asilo e che messe insieme prevedono un meccanismo di grossissima selezione.

Almeno con le ong qualche passo in avanti è stato fatto.
Il discorso è complesso. E’ vero che è stata modificata la norma, ma non in maniera radicale. Rimane il principio per cui il governo, seppure non più attraverso il ministro dell’Interno, può vietare a una nave l’ingresso nelle acque territoriali perché ritiene che ci sia stata una violazione del diritto dell’immigrazione, quindi una mancanza di visti, oppure quando la ong che ha operato il soccorso non ha rispettato le indicazioni ricevute dalla Guardia costiera del Paese competente. A monte c’è il passaggio, che è stato normalizzato da Minniti in poi, per cui è stati costituita una zona Sar libica e alle ong viene indicato di rivolgersi alla Guardia costiera di Tripoli per operare il soccorso. Naturalmente nessuna ong può obbedire a questo ordine, quindi disobbedisce alle indicazioni ricevute rendendosi soggetta a ricevere un divieto di ingresso nelle acque territoriali. Un meccanismo voluto prima da Minniti e poi normato dal centrodestra con Salvini, adesso viene normalizzato prevedendo una garanzia che è solo formale, come la zona Sar libica, mentre si continua a criminalizzare l’attività delle ong. O meglio a sottometterle al volere del governo. In questo modo si restituisce normalità a un impianto che a noi sembrava incredibile come quello di Salvini.

Sta dicendo che l’immigrazione continua a essere vista come un problema di ordine pubblico?
Sto dicendo che il complesso disegno del decreto Salvini trasformava l’immigrazione sempre più in una questione di ordine pubblico, un’operazione complessa fatta su mandato politico della Commissione europea. Quello che fa il governo attuale è obbedire sempre allo stesso ordine: bloccare le persone in Africa ma anche all’arrivo in Italia, Spagna, Grecia. Così, di fatto svaniscono le differenze tra centrodestra e centrosinistra.

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