Da domani inizia ufficialmente il mandato di cinque anni dei 577 deputati eletti domenica, al secondo turno delle legislative, con una forte astensione al 53,7%. Da ieri, gli eletti (215 le donne) oltre alla foto ufficiale, stanno ricevendo la “valigia”, che contiene il regolamento dell’Assemblée nationale, la coccarda, la sciarpa repubblicana tricolore da indossare nelle occasioni ufficiali (o considerate importanti dai deputati, se ne vedono anche alle manifestazioni di piazza). Ad attenderli fuori dal Palais Bourbon alcuni scienziati del Giec (il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici), che propongono una «formazione» accelerata sul riscaldamento climatico, per sensibilizzare i nuovi eletti.
DIETRO IL RITUALE, il terremoto causato dal voto. La prima esplosione è prevista il 28 giugno, giorno della prima seduta. A voto segreto c’è l’elezione del presidente dell’Assemblée nationale, che dovrebbe essere esponente di Ensemble, l’unione attorno a Macron che, malgrado il grosso calo di voti, è arrivata in testa. Sarà una prima indicazione del clima, che si annuncia infuocato. Il presidente uscente, Richard Ferrand, è un simbolo del disastro elettorale di Macron: è stato sconfitto in Bretagna, uno scacco che si aggiunge ad altri simbolici. Tre ministri del governo Borne, tra cui Amélie de Montchalin alla Transizione ecologica e Brigitte Bourguignon alla Sanità, e l’ex ministro degli Interni (ai tempi dei gilet gialli) e ex capo-gruppo Rem, Christophe Castaner, sono stati battuti.
Con il voto delle legislative, difatti, è andato in fumo l’assetto tradizionale, che voleva che un presidente eletto avesse la maggioranza per governare. La Francia vive una crisi istituzionale, il sistema maggioritario a due turni, destinato a concedere un forte premio di maggioranza, era adatto a una divisione bi-partita, destra contro sinistra, mentre oggi la nuova assemblea ha confermato i risultati del primo turno delle presidenziali, con la costituzione di tre blocchi di peso quasi equivalente, estrema destra, grande centro, sinistra. A cui si aggiunge la destra “di governo”, i Républicains (Lr), dati per morti dopo le presidenziali (meno del 5%, ormai 10 anni fuori dal potere, con Hollande e poi Macron1), hanno ripreso vita, grazie al radicamento locale (64 seggi con l’Udi). La Francia, senza averne discusso, passa da una democrazia presidenziale a una parlamentare. E il paese potrebbe essere difficile da governare senza compromessi tra le forze in campo.
ENSEMBLE, L’ALLEANZA attorno a Macron , è arrivata in testa, con 246 seggi, ma ha perso la maggioranza assoluta (289) e La République en Marche ha dimezzato i seggi e dovrà fare i conti con le altre componenti, MoDem, Agir, Horizon, focolai di ambizioni personali. Nupes e Rn hanno subito chiesto le dimissioni della prima ministra, Elisabeth Borne. «Per il momento non è in discussione» ha tagliato corto la portavoce del governo, Olivia Grégoire. La France Insoumise già annuncia una mozione di censura contro il governo per il 5 luglio, ma per il Ps «non è una posizione comune, a questo stadio». Borne, che ha atteso ore domenica sera prima di intervenire, si è limitata a dire che cercherà «una maggioranza di azione, da subito al lavoro per garantire stabilità e riforme». Ma ha ammesso «una situazione inedita, che rappresenta un rischio per il paese». Sui quindici ministri candidati, 13 sono stati eletti (tra cui, per un pelo, il responsabile dell’Europa, Clément Beaune). Ma ci sarà per forza un rimpasto, a causa dei tre sconfitti. E la ricerca di alleati. Ieri, Lr ha chiuso la porta, «siamo e resteremo all’opposizione» (anche se ci sono già voci per difendere l’appoggio al governo).
IL RN HA MOLTIPLICATO per 11 il numero dei seggi, anche senza il proporzionale. È stato possibile a causa della fine del “fronte repubblicano”, che tradizionalmente creava una barriera all’estrema destra. Macroniani e sinistra si rinfacciano la responsabilità di questa svolta: già alle presidenziali, Mélenchon si era limitato a dire «non un voto all’estrema destra», senza invitare a votare Macron. Alle legislative, Ensemble ha fatto lo stesso, scegliendo «caso per caso» chi appoggiare in caso di duello Nupes-Rn. Nei casi di ballottaggio Nupes-Rn, il 48% degli elettori Ensemble si è astenuto, il 34% ha votato Nupes, il 18% Rn. Nei 108 casi di scontro Ensemble-Rn (62 vinti dall’estrema destra) gli elettori Nupes si sono astenuti al 45%, hanno votato Ensemble al 31% ed estrema destra al 24%.