L’Istat ha rimesso ordine nel caos del Superbonus, perlomeno nei numeri. Ora è possibile capire quanto è costato allo Stato sulla base delle regole contabili stabilite da Eurostat. Gli sconti fiscali sfuggiti alle previsioni del governo «Conte 2», adottati per dare una scossa dopo il tonfo causato dal Covid-19 (-8,9% del Pil), hanno creato un buco dell’8% nel deficit 2022. La percentuale ora tiene conto dei crediti di imposta cedibili. In precedenza non erano stati calcolati in questa forma.

IL TOTALE DEI LAVORI ammessi a detrazione, con il solo Superbonus, ammontavano a fine 2022 a 71,7 miliardi di euro. Così è stato superato l’obiettivo del 5,6% indicato dal governo Meloni nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) rivista a novembre. La crescita stimata dall’Istat per il 2022 è stata invece tagliata: dal 3,9% preliminare al 3,7%. Pur sempre «decisa», ma inferiore alle attese. Non sarebbe stato inoltre solo il Superbonus a contribuire a questo risultato, uno dei più alti in Europa perché il Pil italiano è stato quello che è crollato di più. La spinta più forte sarebbe arrivata dal turismo e dal commercio (+10,4%), alberghi e ristoranti (+26,3%). L’edilizia avrebbe pesato circa il 5% sul totale della crescita del Pil registrata nel 2022. Alla luce di questi elementi il rapporto debito/Pil è sceso al 144,7% dal 149,8% del 2021, un dato migliore rispetto alla stima inclusa nella Nadef che, per il 2022, indicava un debito al 145,7% del Pil.

DAL PUNTO DI VISTA del governo Meloni la stima dell’Istat è stata confortante. Dopo due settimane di polemiche su dati ballerini non è poco. Ma si è capito che ha preso una decisione senza avere in mano la sicurezza delle cifre. E senza avere, ad oggi, idea di come invertire la tendenza registrata dall’Istat. L’ha bloccata. Tutto il resto è nel caos. «Il governo è impegnato ad assicurare ad assicurare un’uscita sostenibile da misure non replicabili nelle medesime forme. Siamo al lavoro con i soggetti interessati per risolvere il grave problema di liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito» ha fatto sapere il ministero dell’economia, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti.

PER I CINQUE STELLE i dati dell’Istat hanno invece smentito il governo, e alcune valutazioni attribuite alla presidente del Consiglio Meloni, e a Giorgetti. Per loro i bonus edilizi avrebbero generato un «buco nel bilancio» e «debito aggiuntivo». Così non è stato, anche se hanno creato un problema di deficit. In ogni caso, a suo tempo, il bonus è stato istituito senza la relativa sicurezza sul modo di contabilizzare l’impegno finanziario. «Il governo ha l’obbligo di intervenire al più presto» dicono i 5S. La soluzione sarebbe quella mostrata dall’Ance e dall’Abi: l’uso degli F24 per estendere il perimetro della compensazione bancarie.

L’INVITO ALLA CALMA giunto dal governo non è stato preso sul serio da tutte le parti sociali. I sindacati delle costruzioni hanno lanciato la mobilitazione il prossimo primo aprile. «Sembra quasi il cubo di Rubik per il quale, senza che si veda un metodo preciso, si continuano a modificare le facce senza mai far combaciare i colori – ha detto ieri la direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti durante un’audizione in Commissione Finanze della Camera – Quella del Superbonus è una vicenda tormentata di cui non intravediamo la fine. Perché è evidente che anche i recenti interventi necessiteranno, a loro volta, di ennesimi correttivi». «Istat e Eurostat hanno chiarito una volta per tutte che i crediti derivanti dai bonus edilizi sono già stati contabilizzati nel bilancio e devono essere pagati subito» ha aggiunto la presidente dei costruttori Ance Federica Brancaccio.

QUESTA VICENDA è solo all’inizio ed è la dimostrazione degli effetti della shock economy adottata nella policrisi in cui viviamo. Se la disordinata decisione del governo «Conte 2» ha fatto traballare i conti, ma in compenso ha dato una spinta al Pil, quella improvvisata del governo Meloni terrà sotto controllo i conti ma ha creato il panico per il blocco di 19 miliardi di euro di crediti «incagliati». «Abbiamo fatto una stima – ha detto Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance – Sono a rischio 93 mila cantieri di ristrutturazione in tutto il paese: 25 mila imprese e 130 mila lavoratori». Cos’è cambiato tra il 2020 e oggi? Stanno tornando le regole dell’austerità stabilite dall’Ue. Se l’extradeficit prima non contava, oggi non è più così. Per il Covid, Conte godeva del «liberi tutti», Meloni non più.

UNO DEGLI EFFETTI a cascata creati dal governo Meloni è aver reso l’accesso ai bonus edilizi una possibilità solo per chi ha il reddito per ottenere il 100% delle agevolazioni. Chi ha redditi bassi è escluso dai lavori più costosi. Il governo cerca di riparare valutando la possibilità limitata agli incapienti di cedere ad altri il credito. Si sta valutando anche la possibilità di prolungare il «Sismabonus», anch’esso bloccato nei comuni terremotati. In ginocchio ci sono le Onlus e le case popolari. La proroga è necessaria anche in questi casi. La ricerca di una soluzione in parlamento dovrà cercare di tenere insieme la tenuta della finanza pubblica, le imprese e il futuro del lavoro edile. La chiamavano quadratura del cerchio.

Fillea Cgil e Fenal Uil in piazza il primo aprile
Sindacati degli edili – senza la Cisl – in piazza contro le conseguenza dell’addio al Superbonus e gli interventi del decreto Pnrr sul Codice degli appalto e la liberalizzazione dei subappalti a cascata. Sabato 1° aprile Fillea Cgil e Feneal Uil si mobiliteranno con cinque manifestazioni in periferia. «Alla luce dei vari provvedimenti del governo il settore costruzioni rischia un netto peggioramento dell’occupazione e della qualità del lavoro con gravi impatti sull’ambiente», attaccano i segretari generali Alessandro Genovesi e Vito Panzarella, criticano «scelte del tutto sbagliate per il lavoro, l’ambiente e la sicurezza». A partire dai prossimi giorni, saranno organizzate varie iniziative, volantinaggi, assemblee e azioni simboliche. Insomma, spiegano i sindacati «una giornata di impegno per portare avanti le nostre proposte a favore del lavoro e dell’ambiente e che saranno anche un’occasione di confronto e di partecipazione per i cittadini che vivono in quei quartieri e che sono i più colpiti dalla mancanza di una politica e di una programmazione di medio periodo per la riqualificazione e la rigenerazione delle loro case e delle loro aree urbane».