Commissione Ue: Italia nella trappola della stagnazione. La manovra passerà sulla fiducia
La neolingua dell'economia Le stime della Commissione Ue sull’economia. Il commissario agli affari economici Moscovici: «Non potete rinviare le riforme». Il vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis: «I paesi con alto debito attuino politiche fiscali prudenti». Le ricette sono sempre le stesse, e assomigliano molto alle con-cause che hanno portato alla crisi da cui si stenta ad uscire
La neolingua dell'economia Le stime della Commissione Ue sull’economia. Il commissario agli affari economici Moscovici: «Non potete rinviare le riforme». Il vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis: «I paesi con alto debito attuino politiche fiscali prudenti». Le ricette sono sempre le stesse, e assomigliano molto alle con-cause che hanno portato alla crisi da cui si stenta ad uscire
Lo scenario è cupo ma il governo Conte 2 potrà usare l’opzione «coalizione Ursula (von der Leyen)» per fare passare la legge di bilancio a Bruxelles. Nelle sue stime, disastrose, sull’economia italiana ieri la Commissione Europea ha usato il termine inglese «doldrums», traducibile con stagnazione, depressione, stato di abbattimento e anche marasma. L’immagine è calzante per rappresentare il dibattito politico dopo le elezioni umbre, sospeso alle modeste polemiche sulle tasse di scopo su auto aziendali, fisco su merendine, bevande zuccherate e imballaggi di plastica. Il governo è suonato e non riesce a uscire dalla trappola della bassa crescita, alta precarietà, caos politico.
Lo scambio con il governo Conte bis sulla manovra economica è «serio», mentre con il Conte uno la Commissione ha avuto uno “scontro”, che è stato «nocivo» ha ricordato in conferenza stampa il commissario all’economia uscente Pierre Moscovici il quale ha sorvolato sul fatto che i «giallorossi» portano in dote il peso dei « giallo-verdi». Ma è cambiato il segno, la percezione, i simboli. Cose che contano nella politica. I problemi, e il modo di analizzarli, restano però gli stessi.
MOSCOVICI non ha fatto mancare il suo rimprovero all’Italia per non avere, ancora, fatto le «riforme». Il paese più riformato, e devastato, dalle riforme «non le può rinviare all’infinito – ha detto – Ci sono riforme di destra e di sinistra. Ma bisogna farle. Senza, ci troveremo davanti a una serie di contraddizioni nazionali ed europee. E penso che avrete modo di fare spesso domande al mio successore, che conosce bene l’Italia, su questo». Gentiloni, il successore di Moscovici, l’uomo che assicura la copertura europea della nuova maggioranza anti-Salvini a Roma, è avvertito. Così come il governo. In attesa che l’ossigeno passi da un’altra parte, gli investimenti sul «green new deal» non calcolati con i criteri di Maastricht. Sempre che arrivino, e si sappiano usare, la ricetta per ora è: flessibilità nel rigore, rigore flessibile, in pratica il patto di «stabilità e crescita».
È LA «NEOLINGUA DELL’ECONOMIA», prodotto dell’uso orwelliano delle teorie dell’equilibrio del mercato denunciate, di nuovo, anche dall’economista francese Jean-Paul Fitoussi in un libro recente. «Riforme» significa politiche di contenimento della spesa pubblica, coniugate con la compressione del costo del lavoro, cronicizzazione dell’insufficienza della domanda. La concausa della stagnazione osservata dalla Commissione Ue.
L’ITALIA È IN DEPRESSIONE e stenterà anche l’anno prossimo a uscire dalla bassa crescita,sostiene la Commissione. Il paese «non mostra ancora segnali di una ripresa significativa». Quest’anno la crescita sarà poco più che nulla (0,1%), l’anno prossimo sarà solo dello 0,4%. E le stime sono state riviste al ribasso. E rischiano di calare ancora. Il governo, invece, indica un Pil allo 0,5%. C’è anche il debito pubblico a salire, invece di invertire la tendenza: quest’anno al 136,2% del Pil, l’anno prossimo al 136,8%, 137,4% nel 2021. Male anche il disavanzo strutturale: nel 2020 l’Italia dovrebbe ridurlo dello 0,6% del Pil, ma Bruxelles stima un peggioramento dello 0,3%, con un aumento del deficit strutturale al 2,5%. Il governo italiano aveva indicato un peggioramento del deficit strutturale dello 0,2%. L’Ue vede un peggioramento del mercato del lavoro, già stremato, un aumento della Cassa integrazione e maggiore precarietà per il ricorso a contratti di durata breve. Il tasso di disoccupazione dovrebbe restare stabile al 10%.
IL MINISTRO dell’Economia Roberto Gualtieri non si è allarmato, considera le nuove stime europee in linea con quelle del governo e resta convinto che il Pil sarà più alto del previsto. Ma non c’è solo la crescita stagnante. Lo ha ricordato il vicepresidente della Commissione Juncker, in attesa di subentrare a se stesso in quella Von Der Leyen, Valdis Dombrovskis: «I paesi (come l’Italia, ndr.) con alti livelli di debito devono perseguire politiche di bilancio prudenti e mettere i loro livelli di debito su un percorso discendente. E dovrebbero perseguire politiche fiscali prudenti». Significa: non fare politiche della domanda, ma dell’offerta. Come quelle che hanno portato all’attuale soffocante aritmetica politica.
SULL’EVASIONE fiscale, da cui il governo spera di ottenere 7 miliardi di euro, anche la Commissione è scettica. Per Gualtieri è «una cautela ordinaria», perché le misure di previsione del gettito «sono per definizione soggette a incertezza». Per l’Italia sono «sottostimate», perché «crediamo siano maggiori». «Crediamo».
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