Che ribaltamento. Che bellissimo ribaltamento. Sabato al congresso straordinario del partito socialdemocratico austriaco per una manciata di voti Andreas “Andi” Babler, il candidato di sinistra-sinistra, aveva perso. Per un pelo Babler, che il settimanale tedesco die Zeit ha definito nuovo modello di working class hero, vedeva sfumare la leadership del partito socialdemocratico austriaco (Spoe) e la candidatura a cancelliere alle elezioni politiche previste nel 2024. Vincitore era uscito il candidato di destra-sinistra, Hans Peter Doskozil, ex poliziotto e presidente del Burgenland, piccola regione a est di Vienna.

IERI SERA ALLE 18 la notizia che ha ribaltato tutto: ha vinto Babler col 52,6% dei voti, mentre Doskozil si è fermato al 46,8%. I dati sono stati ricontrollati perché risultava mancante un voto nel conteggio dei 608 delegati al congresso. Così la commissione elettorale si è accorta che i voti erano stati contati giusti ma attribuiti al rovescio, «per colpa del sistema excell» la giustificazione. È solo il coronamento del caos e disorganizzazione degli ultimi mesi.

Doskozil ha accettato il verdetto e dichiarato il suo ritiro dalla politica nazionale, Babler dal canto suo non ancora: ha chiesto un nuovo conteggio per avere la massima chiarezza e trasparenza. Entrambi i concorrenti hanno commentato che «la socialdemocrazia austriaca è arrivata al suo punto più basso». E pensare che già da sabato, quando il risultato era stato dato al rovescio, molti dei 10mila nuovi iscritti, entrati nella Spoe per poter votare Babler alla consultazione della base che ha preceduto il congresso, avevano già restituito la tessera.

CHI È ANDI BABLER? 50enne, ex operaio della Semperit, un outsider molto interno, da 35 anni nella Spoe, cresciuto nella gioventù socialista dove a tutt’oggi si studia Karl Marx, sindaco di Traiskirchen, cittadina di 18mila abitanti in Bassa Austria sede del più grande centro di prima accoglienza per migranti del Paese. In questo posto, piccolo ma fortemente sensibile in una regione dove il partito popolare (Oevp) ha scelto di governare insieme alla Fpoe della specie peggiore (già oggetto di scandalo per canzoni filonaziste), Babler per due volte è stato eletto sindaco con oltre il 70% dei voti. Sarà lui il candidato alle politiche del 2024 che dovrà impedire la vittoria dell’estrema destra, l’orbanizzazione strisciante del paese.

«Nessuna persona è illegale», «l’immigrato accanto a me in fabbrica non era un altro, ma uno di noi» ha ribadito Babler anche al congresso accolto da ovazioni. Non è uno che si ferma alle sole parole. Organizzando a Traiskirchen la coltivazione di campi con residenti e nuovi arrivati, incontri, attività sportive e feste comuni ha abbattuto ogni barriera, è riuscito a convincere che la guerra tra poveri cavalcata dalla destra non ha senso. Nella sua Traiskirchen, una vera enclave socialista, ha messo in pratica questa sua visione con misure sociali e solidali per il benessere di tutti. Come ha detto al congresso, che gli ha tributato più standing ovation, «dobbiamo creare un gegenmodell», un contro modello di società, termine che evoca la Vienna Rossa (1923-1934).

IL PROGETTO è la rifondazione del partito socialdemocratico attingendo alla tradizione e alla nuova sinistra, ecologista e femminista. Babler parla ai lavoratori, con accento leggermente dialettale, ma anche alle zone ztl in difesa dei diritti civili. Un appello di artisti e intellettuali ha sostenuto la sua candidatura alle primarie, primo firmatario Robert Menasse iscritto di ritorno, autore di un romanzo sull’Unione europea, La capitale (Sellerio 2018): «Voglio essere di nuovo orgoglioso della socialdemocrazia, il mio bisnonno è stato tra i fondatori delegato al primo congresso di Hainfeld».

PUNTO FORTE del programma di Babler è la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di salario, perché i profitti e extra profitti vanno redistribuiti. Condizione per qualsiasi coalizione di governo l’introduzione di una patrimoniale. Temi che hanno anche dettato l’agenda dei media che inizialmente hanno apprezzato la novità, ma che alla fine hanno rischiato di farlo cadere. Passi per la sua dichiarazione di essere marxista, poi un po’ ridimensionata di fronte all’aberrante accostamento di alcuni giornalisti con i milioni di morti dello stalinismo. Ma l’uscita di un’intervista-video informale del 2020, tre giorni prima del congresso, sembrava aver chiuso la partita anche grazie al coro di politologi che lo riduceva a pezzettini. In quell’intervista Babler definiva l’Unione europea un «progetto imperialista con qualche standard sociale, un alleanza militare di politica estera la più aggressiva mai esistita, nella dottrina peggiore della Nato».

La sua riscossa è stata il discorso a 360 gradi pronunciato al congresso, di grande passione, che mancava da almeno un decennio. Un discorso di alta statura, gli ha riconosciuto alla fine anche la maggioranza dei media