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«Colpevole». New York in festa

«Colpevole». New York in festaManifestanti contro il tycoon davanti alla Trump Tower foto Ap A destra Donald Trump dopo il verdetto – foto di Steven Hirsch/Ap

Dopo il verdetto contro Donald Trump la città trabocca di celebrazioni. E l’ex presidente tiene un comizio nel suo palazzo sulla 5a strada. «Non sono un perdente. Dopo la condanna ho raccolto 34.8 milioni di dollari»

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 1 giugno 2024

Dopo 6 settimane in cui Trump con i giornalisti poteva intrattenere solo brevi incontri a fine udienza illuminati con i neon, la mattina dopo la lettura del verdetto il tycoon ha allestito una conferenza stampa delle sue, all’interno della Trump Tower sulla quinta Avenue, con tante bandiere americane di sfondo e le luci curate ad hoc per risultare bene in televisione. All’interno sono stati ammessi quasi esclusivamente i media Usa del suo entourage a cui Trump ha affidato il messaggio da portare all’esterno: non sono un perdente, ieri notte ho raccolto 34.8 milioni di dollari, il processo è stato truccato e quello che è successo a me potrebbe capitare anche a voi.

A RISPONDERE all’affermazione sul processo truccato ci ha pensato direttamente Joe Biden: «Il processo è stato aggiudicato da una giuria di 12 cittadini . Insinuarne l’iniquità è distruttivo e pericoloso, la legalità è un valore americano che va protetto da tutti. È irresponsabile parlare di corte corrotta solo perché l’esito non è stato quello sperato».
Che lo abbia giudicato una giuria popolare per Trump è un dettaglio senza valore, e durante la conferenza stampa terminata senza accettare domande, ha ripetuto, senza nessuna prova, una serie di affermazioni completamente false, come il fatto che le prigioni Venezuelane si stiano svuotando in quanto tutti i criminali locali starebbero arrivando in Usa, oppure che i cittadini statunitensi dormono per strada, mentre gli immigrati hanno a disposizione camere lussuose in hotel a 5 stelle.

«Nonostante i suoi sforzi per distrarre, ritardare e negare, la giustizia è arrivata lo stesso per Donald Trump», ha dichiarato il deputato dem Adam Schiff, in un post su X, ma l’affermazione che viene ripetuta più spesso dai rappresentanti del partito democratico è «Nessuno è al di sopra della legge», e la stessa frase continua a comparire, scritta con i gessetti, su i marciapiedi newyorkesi, e soprattutto di fronte alla Trump Tower dove, mentre il tycoon teneva la conferenza stampa, per strada si è radunata una folla sempre più imponente composta da supporter dell’ex presidente arrabbiati e tristi, e da molti cittadini in festa.
Un effetto di sicuro questo verdetto lo ha evocato, ed è l’orgoglio dei newyorkesi di avere, ancora una volta,messo Trump alla porta. In molti indossano la maglietta I love NY che solitamente portano solo i turisti.

«TUTTI DICONO che i 12 giurati hanno avuto più coraggio di molti giudici e di tutti i senatori repubblicani – dice una signora di mezza età che è arrivata ala Trump Tower alle 9.30 del mattino con due cartelli. Su uno c’è scritto «colpevole», e sull’altro «condannato».«Il fatto è che qua a New York Trump lo conosciamo bene, meglio di ogni altro, e non lo sopporta nessuno. Nemmeno i ricchi. Sappiamo quanto sprezzante, stupido e spietato possa essere. Dopo il 2016 ho smesso di fare previsioni, ma oggi almeno ho della speranza».
In alcune fermate della metropolitana, come quella di Union Square, uno degli snodi principali di Manhattan, su un muro è comparsa la scritta 34, ripetuta a mo’ di decorazione. Al momento del verdetto in Upper West Side molti cittadini si sono affacciati alla finestra per applaudire, la stessa cosa è accaduta a Park Slope, zona residenziale di Brooklyn.

«È INNOCENTE, non ha commesso nessun reato” dice Donna, 52enne afroamericana del New Jersey che è venuta a Manhattan a portare il suo sostegno al tycoon davanti la Trump Tower, con una bandiera pro Trump e il cappellino rosso Maga, Make America Great Again, di ordinanza, ma viene subito affrontata da una sua coetanea, anche lei afroamericana che le dice tagliente: «Tu sei un imbarazzo e una vergogna per tutta la nostra gente. Da donna e da nera come puoi essere qua ad applaudire e sostenere quel razzista imbroglione e machista? Torna a pensarci in New Jersey».
Da quando è uscito il verdetto Trump ha triplicato la comunicazione con la sua base, tramite il sito ufficiale della sua campagna ma più di i tutti tramite gli Sms che sono passati da uno al giorno a 4 solo nella mattina di venerdì.

SI RIVOLGE per nome a chi si è iscritto al suo canale e chiede «Secondo te sono colpevole? Il processo era corrotto!». «Sono alla Trump Tower per il primo comizio da prigioniero politico!». E via così. Con lo stesso mezzo qualche giorno fa aveva dichiarato che l’Fbi aveva ricevuto l’ordine di prenderlo vivo o morto. «Il problema è che queste persone gli credono – dice un ragazzo che indossa una maglietta con scritto ‘Colpevole’ – parli con loro e tutti ripetono i messaggi che ricevono sul telefonino. Qua a New York funziona meno anche perché lo conosciamo meglio. Mio padre lo disprezzava, io disprezzo lui e i suoi figli».

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