Nel 1955, durante il discorso di insediamento nel suo scranno presso l’Académie française – voce, quest’ultima, che inaugura l’elegante volume alfabetico Cocteau A-Z di Luca Scarlini e Marco Dotti (Electa, volume completato da un ricco apparato fotografico, pp.232, € 34,00) – Jean Cocteau confessò a un certo punto di «assomigliare a quelli che stanno in equilibrio su una pila di sedie. Non manca niente per stabilire la somiglianza con questo pericoloso esercizio, nemmeno il tradizionale rullo di tamburi che lo accompagna». Una immagine malinconica doveva aver velato gli occhi inquieti dell’artista nel momento di massima gloria cui un letterato francese poteva e può aspirare: una malinconia, scrive Dotti, che doveva forse risalire «al ricordo di essere uno sconosciuto».

E infatti, nello stesso discorso, Cocteau si dichiara estraneo al consesso che si propone di accoglierlo tra i suoi illustri rappresentanti: «Chi avete fatto sedere al vostro tavolo? Un uomo senza cornice, (…) Fornite a un apolide un documento d’identità, a un vagabondo una sosta, a un fantasma una sagoma, a un incolto lo schermo di un dizionario, a un uomo stanco una poltrona e a una mano disarmata una spada».

Questo passaggio biografico sottende un dissidio interiore che anche dalla lettura di Cocteau A-Z risulta decisivo nella poliedrica e inquieta parabola del poeta, romanziere, pittore, disegnatore, cineasta, fotografo, scultore, drammaturgo, giornalista (non c’è figura che si attagli meglio di Jean Cocteau a un ritratto scomposto in voci enciclopediche, non fosse che per elencarne le attività intellettuali e artistiche svolte).

Cocteau ha attraversato il secolo dei manifesti artistici, della militanza, e del manicheismo avanguardista mantenendo fin quasi al paradosso una postura informata da una certa «leggerezza», che si rispecchia nella sua opera vasta e multiforme, e che fu la causa primaria delle tante inimicizie collezionate (vedi alla voce «Breton, André», compitata da Dotti con la sequela infinita di insulti e sabotaggi che l’estensore del Manifesto del surrealismo dedicò all’autore della Voce umana; oppure, all’opposto, gli elogi, raccolti da Scarlini, di «Pound, Ezra», che a proposito di Cocteau scriveva «L’eterna leggerezza che tutti vorremmo cogliere è sempre sembrata così leggera, che nessuno ne apprezza la potenza»).

La maggior parte delle voci (in tutto 124 lemmi) è dedicata in effetti agli artisti che incrociarono l’ «inevitabile» Cocteau (Buñuel, Claudel, Colette, Genet, La Fresnaye), ma di Cocteau A-Z molte sono le pagine che approfondiscono episodi e incontri meno conosciuti, con una messe di citazioni che lavorano a costruire un testo quanto più possibile polifonico, immaginato come una mappa il cui ordine logico non si esaurisca nella ovvia catalogazione alfabetica.

Godibile anche dal lettore che si dovesse avvicinare alla figura di Cocteau senza conoscerne l’opera, come una biografia letteraria di nuova e raffinata concezione, Cocteau A-Z si aggiunge ai progetti «enciclopedici» che Electa ha già dedicato a Alberto Savinio, Gianni Rodari, Virginia Woolf, e Saul Steinberg.