Cirinnà: «Si deve fare presto»
Intervista Il viceministro Ivan Scalfarotto rivendica il suo digiuno
Intervista Il viceministro Ivan Scalfarotto rivendica il suo digiuno
Un digiuno da rivendicare. Un disegno che deve diventare legge. E una «linea Maginot» invalicabile. Il governo Renzi – messo spalle al muro dall’Europa – oscilla fra il viceministro Ivan Scalfarotto, la senatrice Monica Carinnà e la pattuglia Ncd di Alfano.
«Ho digiunato venti giorni per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla situazione di grave imbarazzo per l’Italia costituita dall’assenza di una legge sulle unioni omosessuali. A distanza di soli tre giorni dall’interruzione del mio digiuno, la Corte europea ha sancito ciò che era già ovvio a chiunque avesse gli occhi per vedere» rivendica Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme, che sabato all’Expo di Milano aveva mangiato fragole con tanto di selfie a fianco del premier.
A palazzo Madama, la relatrice sul ddl delle unioni civili (target del «Family Day» ultracattolico il 21 giugno in piazza San Giovanni) rincara la dose. «Dobbiamo fare presto ad approvare il provvedimento. È necessario e urgente giungere ad un testo che tenga conto dell’insieme dei diritti umani e sociali che vanno riconosciuti alle coppie gay» scandisce Cirinnà. «Nessuno vuole equiparazioni con l’istituto del matrimonio, ma occorre riconoscere anche in Italia diritti sacrosanti, assegnando alle coppie omosessuali e alle loro famiglie il rango del diritto pubblico, inserendole nelle tutele degli articoli 2 e 3 della Costituzione».
Peccato che la questione sia squisitamente politica. C’è il rischio di una maggioranza diversa rispetto a quella «tradizionale» del governo. Angelino Alfano, leader del Ncd, ha da sempre alzato le barricate. Di più: il quasi ministro degli Affari regionali Gaetano Quagliarello (coordinatore Ncd) era in piazza San Giovanni. In trincea, da sempre, anche Maurizio Sacconi. E ieri ha tuonato il capogruppo ciellino Maurizio Lupi: «Smettiamola con le strumentalizzazioni delle sentenze della Corte europea che non ha assolutamente, né intende farlo, il potere di sostituirsi alla sovranità del parlamento e del popolo italiano». Più tecnico Renato Schifani, presidente dei senatori: «Siamo pronti a un confronto, ma nessuna accelerazione. Siamo in attesa della relazione del ministero dell’Economia sull’impatto relativo all’estensione delle pensioni di reversibilità e degli assegni familiari».
Il premier si era esposto così prima del verdetto europeo: «L’Italia ha una proposta di legge presentata dalla senatrice Cirinnà, e sarà votata tra luglio e settembre, sul modello tedesco diverso dal modello irlandese. Credo che possa funzionare e avere i voti in Parlamento». È dal 3 luglio 2013 che le unioni civili sono all’ordine del giorno: il 7 maggio era scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti (circa 4 mila depositati, di cui un migliaio ancora da votare…).
Sulla carta, il riformismo renziano in questo caso può contare sul sostegno di Sel e M5S. Alessia Petraglia, senatrice Sel, commenta: «Il Pd abbia un sussulto di dignità trovi il coraggio che il suo segretario finora non ha avuto: i diritti valgono di più dei diktat di Alfano». E il gruppo grillino a palazzo Madama, in un comunicato, va dritto al punto: «Dopo questa nuova sentenza, il governo e il Pd la smettano di fare melina e si diano da fare con serietà per colmare questo vuoto normativo che non è degno di un Paese civile. In Senato c’è una legge che possiamo votare subito».
È un po’ la stessa linea di Alessandro Zan, il deputato eletto nelle liste di Sel che ha traslocato nel Pd. Ex presidente di Arcigay, a Padova aveva ottenuto il primo registro anagarfico: la mozione fu approvata dal consiglio comunale il 4 dicembre 2006 con 26 sì, 7 no e un’astensione. «Bisogna mantenere l’impianto originario del ddl Cirinnà, che prevede il riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso a parità di condizioni con le coppie eterosessuali sposate e introduce l’istituto della step-child adoption» commenta Zan. «Non possiamo perdere ancora altro tempo: ci sono coppie e famiglie che da troppi anni attendono tutela da parte dello Stato e non ammetteremo compromessi o giochi al ribasso da parte delle solite forze politiche ostruzioniste».
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