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Cina, la via della forza: più grano e più microchip, un po’ di armi

Cina, la via della forza: più grano e più microchip, un po’ di armiIl presidente Xi Jinping all’apertura del Congresso del popolo – foto Ap

Cina Le "due sessioni" del parlamento cinese: investire in cibo e tecnologia, per l'esercito il solito. Ricetta per una superpotenza in tempo di guerra: autosufficienza e più 7% di difesa

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 marzo 2023

Industria manifatturiera e tecnologica non dipendente dall’esterno. Forniture di grano e cibo non vulnerabili all’andamento dei mercati internazionali. I media di stato cinesi li hanno etichettati così: i due “must-have”, i due elementi indispensabili. Dai primi giorni di lavoro delle “due sessioni” cinesi emerge con chiarezza l’ingrediente fondamentale della ricetta di Xi Jinping per rendere o mantenere Pechino una grande potenza anche in tempo di guerra: l’autosufficienza.

NEL SUO PRIMO discorso a porte chiuse dopo l’apertura dell’Assemblea nazionale del popolo, il segretario generale del Partito comunista ha insistito proprio sull’obiettivo del raggiungimento di una sorta di autarchia nella scienza e nella tecnologia. Argomento sul quale aveva presieduto una sessione di studio del politburo alla vigilia delle “due sessioni”. Per Xi, è questo il sentiero obbligato per portare avanti uno “sviluppo di alta qualità” e trasformare la Cina in un “grande paese socialista moderno”.

Non è certo un caso che il settore tecnologico sia quello in cui le manovre del governo cinese mostrano maggiore urgenza. Il premier uscente Li Keqiang ha annunciato nel suo ultimo rapporto di lavoro obiettivi economici e investimenti per il 2023. L’aumento dei fondi per le scorte nazionali di grano e altri prodotti di base è stato fissato al 13% , quello dei finanziamenti speciali a sostegno dello sviluppo dei semiconduttori e di altre industrie strategiche a quasi il 50%. Secondo Reuters, è previsto un ulteriore maxi pacchetto da 143 miliardi di dollari per microchip e altre tecnologie. Una mossa in risposta alle restrizioni degli Stati uniti, sempre più in pressing sui paesi chiave per la produzione dei semiconduttori.

SI RIFERIVA A QUESTO, Xi, quando ieri ha incolpato l’occidente di “contenimento e repressione” in un discorso ai rappresentanti del mondo industriale inclusi tra i delegati della Conferenza politica consultiva del popolo cinese. Tra loro mancano quest’anno i grandi capitani dei colossi digitali, a segnalare una svolta strategica in cui ora al primo posto vengono intelligenza artificiale, chip e cloud computing. Anzi, sul fronte digitale il Wall Street Journal sostiene che verrà creata una nuova agenzia governativa che centralizzerà la gestione dell’immensa mole di dati generata da reti e applicazioni cinesi.

PIÙ CAUTI INVECE gli altri annunci arrivati dal discorso di Li. L’obiettivo di crescita del prodotto interno lordo è stato fissato al 5%. Alla vigilia, diversi osservatori si aspettavano un dato più vicino al 6% dopo i segnali ottimistici arrivati dal forte rimbalzo dei dati sulla produzione manifatturiera di febbraio. Pechino ha invece scelto la strada della cautela, dopo che nel 2022 è stato mancato il target del 5,5%.

Dopo lo smantellamento delle restrizioni anti-Covid, secondo quanto dichiarato a Bloomberg da Zhang Zinwei, capo economista di Pinpoint, “non c’è alcuna urgenza di eseguire un altro ciclo di grandi stimoli economici per rilanciare l’economia, poiché la ripresa è già in atto. Il messaggio chiave è che la politica fiscale sarà più o meno stabile”.

SECONDO ALTRI ANALISTI, invece, non è detto che non arrivino comunque grandi stimoli e il dato al ribasso sarebbe motivato soprattutto dalle incertezze per l’andamento dei mercati globali. D’altronde, tra le parole più utilizzate da Li nel suo discorso c’è “stabilità”. Condizione difficile da raggiungere in mezzo alle tante “sfide” interne ed esterne riconosciute dal premier ma anche e soprattutto da Xi nel suo discorso di chiusura del XX Congresso del Partito lo scorso ottobre.
Si punta poi a creare 12 milioni di nuovi posti di lavoro nelle città e al mantenimento di una disoccupazione urbana sotto al 5,5%. Previsto l’aumento del rapporto deficit/pil al 3% (dal 2,8%), insieme a un aumento della liquidità per i governi locali, di recente in difficoltà su pensioni e assistenza sanitaria.

ANCHE SUL BUDGET militare è stata mostrata una sostanziale cautela. L’aumento del 7,2% è in linea con il trend di crescita degli ultimi anni: +6,6% nel 2020, +6,8% nel 2021 e +7,1% nel 2022. Allargando lo sguardo all’ultimo decennio, la spesa totale è pressoché raddoppiata arrivando a sfiorare i 225 miliardi di dollari. Molto meno dei 797 miliardi degli Stati uniti, anche se la profonda fusione tra civile e militare dell’ecosistema cinese fa sì che qualche decimale possa sfuggire. Sulle spese di difesa ci si aspettava un picco più alto, motivato dalla guerra in Ucraina e dalle manovre americane su Taiwan e in generale nell’Asia-Pacifico. Proprio su Taipei, la tensione è destinata a rialzarsi presto. Secondo il Financial Times, a inizio aprile la presidente Tsai Ing-wen incontrerà lo speaker del Congresso Kevin McCarthy in California, nell’ambito di un più ampio tour in America centrale.

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