Dovrebbe rassegnare le dimissioni all’inizio di questa settimana, secondo le indiscrezioni della stampa nazionale: l’ennesimo leak che la investe in questo senso. Eppure la ministra della Difesa, Christine Lambrecht (Spd), questa volta sembra veramente avere le ore contate dentro il governo Scholz.
Il disastroso stato delle forze armate federali (attualmente prive della minima capacità operativa richiesta dalla Nato e con il parco-mezzi ridotto a ferrovecchio) e la “gaffe” del videomessaggio di auguri di fine anno registrato con il sottofondo dei fuochi di artificio a Berlino, avrebbero provocato la sua irrevocabile decisione di lasciare l’incarico prima della fine della legislatura.

Ora a Berlino si apre il toto-successione, con in pole position le sei deputate della Commissione Difesa: Rebecca Schamber, Marja-Liisa Völlers, Sarah Lahrkamp, Gabriela Heinrich, Katrin Budde e Luiza Licina-Bode. Ma nella lista sul tavolo di Olaf Scholz ci sono anche Siemtje Möller e la commissaria alla Difesa, Eva Högl.
I portavoce del governo federale e della Spd ieri si sono chiusi nel «no-comment», mentre la Cdu ha celebrato l’indiscrezione dopo avere chiesto per mesi la rimozione di Lambrecht dal dicastero che gestirà il mega-fondo da 100 miliardi di euro destinato al riarmo della Germania.
Nell’inner-circle della Spd si conferma che il cancelliere Scholz non ha ancora deciso a chi passare il testimone della Difesa, tuttavia sarebbe orientato a nominare una donna per mantenere la parità nella Coalizione Semaforo. Se invece dovesse cambiare idea, fanno sapere i suoi collaboratori, il nuovo ministro potrebbe essere il presidente della Spd, Lars Klingbeil, figlio di un militare, ben introdotto negli Stati Maggiori della Bundeswehr.