Angelo Chiorazzo, classe 1973, fondatore della cooperativa Auxilium, già vicepresidente vicario dell’Agci (associazione generale delle cooperative italiane), cattolico, vicino alla comunità di Sant’Egidio, vicepresidente del Potenza calcio. Da dicembre è in campo per le regionali con la sua lista civica «Basilicata casa comune», col sostegno del Pd ma non del M5S.

In queste ore il suo nome è al centro di un duro braccio di ferro tra 5 stelle e dem. Teme che il Pd cambi cavallo in corsa?

Hanno aderito sin da subito al nostro progetto, non entro nelle dinamiche interne ai partiti, faranno quello che riterranno opportuno.

Sabato c’è una direzione regionale del Pd.

Insisto: rispetteremo qualunque decisione prenderanno.

È preoccupato?

Per carità, sono altre le cose che devono preoccupare.

Conte ha posto il veto, anche Patuanelli dice che il suo non è «il nome giusto». Ha capito il perché?

Davvero non capisco la ragione. Incontro tanti loro attivisti che dicono che sul programma c’è totale sintonia. Per i sondaggi la mia candidatura alla guida di una coalizione progressista sarebbe sicuramente vincente

Con Conte e i vertici nazionali del M5S vi siete visti o sentiti?

No, mai, Non c’è mai stato un tavolo ufficiale neppure con i vertici regionali del Movimento. Eppure i sondaggi dicono che il 60% degli elettori 5S della Basilicata hanno fiducia in me.

A Conte cosa direbbe?

Confrontiamoci sui temi prima di decidere che ognuno deve andare per conto proprio. Mi sembra il minimo.

Lui sostiene che il suo nome è stato imposto «in modo unilaterale» dai dem.

A dicembre avevo dato la mia disponibilità per fare le primarie, poi nessuno le ha più chieste. Rilancio: abbiamo ancora 15 giorni di tempo, facciamole e decidiamo il candidato insieme.

I grillini la accusano di essere in conflitto di interessi per il suo ruolo in una cooperativa sociale che opera nella sanità.

Quando mi sono lanciato in questa avventura mi sono dimesso dagli incarichi nella cooperativa, anche se la legge non lo prevedeva. Auxilium fornisce servizi in outsourcing per la sanità pubblica, non c’entriamo nulla con quella privata.

Sospettano che lei non si impegnerebbe per il rilancio della sanità pubblica.

Per me è il primo impegno, scritto a caratteri cubitali. Ci siamo candidati in primo luogo per rispondere al disastro della sanità lucana. In passato eravamo tra le prime regioni insieme a Lombardia e Emilia, soprattutto nella medicina territoriale; ora siamo tra gli ultimi, su alcuni indicatori dietro anche alla Calabria.

Poi c’è la sua amicizia con Gianni Letta che le crea più di un problema…

Ho avuto la fortuna di conoscerlo negli anni dell’università a Roma. Ne ho stima, lo considero un grande servitore dello Stato e mi onoro della sua amicizia. Non ho mai avuto nulla a che fare con Forza Italia. E ricordo che Letta è stato uno degli oratori alla commemorazione funebre di Giorgio Napolitano.

Se i 5 stelle manterranno il loro veto che succederà?

Che avremo in campo più candidati oltre a me e al presidente uscente Bardi. E il centrodestra ne trarrà un vantaggio. Poi qualcuno dovrà spiegare ai lucani perché si è preferito perdere.

Potrebbe fare un passo indietro su impulso del Pd nazionale?

Guardi, la mia scelta nasce da un cammino lungo con tante altre persone. Siamo una forza civica, non sono iscritto al Pd. Ai nostri incontri vengono centinaia di persone che si riavvicinano alla politica perché ci sentono parlare dei problemi che li riguardano. Noi lucani siamo gelosi della nostra autonomia, non ci facciamo imporre le decisioni da Roma.

Con Schlein ha mai parlato?

Ci siamo incontrati, da lei ho ricevuto lo stesso sostegno che mi è arrivato dal Pd regionale.

Cosa rimprovera maggiormente al presidente uscente Bardi?

Gli è mancato l’amore per la nostra terra: ho visitato più Comuni io in questi pochi mesi che lui in 5 anni. È mancata totalmente un’idea di visione e di sviluppo. Ha utilizzato i circa 50 milioni delle royalties per l’estrazione del petrolio per bonus per acqua e gas che hanno prodotto un risparmio di una decina di euro ogni due mesi nelle bollette, senza creare un solo posto di lavoro. E invece si potevano usare per investimenti nei settori non oil. Ma senza lavoro non riusciamo a fermare lo spopolamento: negli ultimi 10 anni abbiamo perso 30mila giovani lucani.

Anche Marcello Pittella, ex governatore e ora leader di Azione in Basilicata, le ha detto no.

Loro devono ancora decidere da che parte stare, con noi o con la destra…