Quella di Chiara Braga è una storia fortunata. Nel 2008, alla vigilia delle elezioni, la deputata uscente della circoscrizione di Como, Rosalba Benzoni, comunica ai vertici nazionali di non volersi ricandidare. «Preferisco tornare al mio mestiere di dirigente scolastica, ma c’è una ragazza molto brava che potrebbe essere candidata..».

Si tratta di Braga, 28 anni, laureata in architettura con indirizzo pianificazione territoriale, iscritta ai Ds, già vicesindaca nel piccolo Comune di Bregnano e impiegata come urbanista al Comune di Lomazzo.

Il Pd è al suo debutto elettorale, l’anno in cui Veltroni e Franceschini piazzano come capoliste altre due giovanissime sconosciute, Marianna Madia e Pina Picierno. Braga resta lontano dai riflettori, come farà nei successivi 15 anni, e sbarca in Parlamento sull’onda del 33%. L’anno dopo, al congresso che incoronerà Bersani, si lega politicamente a Franceschini e alla sua Areadem, scelta azzeccatissima.

Nel 2010 viene nominata responsabile politiche di difesa del territorio, nel 2013, con la vittoria di Renzi, arriva in segreteria, da cui non uscirà più per i successivi 10 anni, sempre con delega all’Ambiente che, con Letta, prende il nome di«transizione ecologica».

In questi dieci anni nel Pd è successo di tutto, ma lei è sempre rimasta responsabile ambiente. Per il suo impegno e la sua capacità, premiate anche con la presidenza della Bicamerale sui rifiuti. Ma anche perché, quando ci sono state da fare nomine, Franceschini l’ha sempre indicata. Così è successo nella segreteria di Zingaretti, idem in quella di Letta.

Dieci anni vissuti non pericolosamente, 14 le interviste sui quotidiani (di cui 3 ad Avvenire), poche quan che quelle in tv, sempre sui suoi temi, fatta eccezione per gli ultimi mesi quando è diventata una sostenitrice di Elly Schlein, convinta anche dal fatto che la neosegretaria ha messo finalmente l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico in cima alla sua agenda.

Il feeling tra Elly e Chiara è scattato subito. «Un partito di sinistra o è ambientalista o non è», spiegava la nuova capogruppo prima del voto delle primarie. «L’affermazione di Schlein tiene conto di una richiesta di cambiamento radicale rispetto al passato», il suo commento dopo la vittoria al congresso.

Certo, lo aveva detto anche nel 2013, quando a vincere era stato Matteo Renzi: «Il suo successo di dice che gli italiani hanno voglia di cambiamento, sta a noi saper rispettare il loro mandato». Uno stato d’animo condiviso da molti, nel Pd, in quel terribile 2013, l’anno dei 101 contro Prodi e dell’avvento del rottamatore.

Nel 2014 è stata relatrice del decreto Sblocca-Italia, molto contestato dagli ambientalisti. Poi della legge per il contenimento del consumo di suolo e di quella per l’eliminazione delle bariere architettoniche, e firmataria delle norme sugli ecoreati. Nel 2021 protagonista della riforma che ha introdotto la difesa dell’ambiente in Costituzione.

Ieri la promozione in serie A, con l’elezione a capogruppo Pd alla Camera. Nel suo discorso Braga ha citato Matteotti che «si opponeva alla brutalità del regime fascista con la forza delle sue idee, ma anche con la qualità del suo operato parlamentare: n lavoro puntiglioso, preciso, coraggioso che non dobbiamo dimenticare». «Il congresso è finito: ora abbiamo una nuova leadership e una nuova forza, ora è il tempo di lavorare uniti con una linea chiara e riconoscibile», il suo messaggio ai deputati. «Dobbiamo sentire sempre su di noi lo sguardo di chi ogni giorno nel paese subisce ingiustizie e diseguaglianze».