Il progetto di legge, presentato da Fratelli d’Italia e salutato dal capogruppo a Montecitorio Tommaso Foti, è stato già assegnato alla commissione giustizia della Camera. Potrebbe arrivare in aula entro l’estate. Prevede la modifica dell’articolo 634 del codice penale e introduce una nuova fattispecie di reato: il «furto o turbativa violenta del possesso o della detenzione di cose immobili». È una (ulteriore) escalation securitaria contro i movimenti per il diritto all’abitare.

La pratica, diffusa da decenni soprattutto nelle grandi città, di occupare le grandi proprietà lasciate sfitte per combattere la rendita e rivendicare un alloggio verrebbe punita con il carcere fino a 9 anni, multe fino a 25 mila euro e lo sgombero da effettuarsi entro 48 ore.

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Si tratta dello schema già applicato dalla maggioranza di destra in questi primi sei mesi di legislatura: le questioni sociali, le manifestazioni di dissenso o le forme di vita considerate incompatibili si governano con la repressione e l’inasprimento delle pene. Era avvenuto con i rave, lo si è proposto all’indomani della strage di Cutro per gli scafisti, si intende procedere in questo senso con la Gpa considerata «reato universale».

In questa occasione, l’annuncio della stretta repressiva arriva pochi giorni dopo che il terreno era stato preparato da una campagna mediatica ad hoc. Appena una settimana fa, davanti alle telecamere di Fuori dal Coro, su Rete4, il conduttore Mario Giordano aveva lanciato un finto scoop circa presunti scambi di messaggi tra uno dei portavoce del movimento di lotta per la casa romano e l’assessore al patrimonio del Campidoglio, con l’intento di sostenere che la giunta Gualtieri avesse scritto il suo Piano Casa sotto dettatura dei pericolosi estremisti che si occupano di diritto all’abitare.

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Nel giro di poche ore sia l’assessore che i protagonisti della vicenda avevano argomentato e smontato l’allarme, spiegando che il dialogo tra l’attivista e l’amministratore era avvenuto in una chat allargata a tutti i soggetti che si occupano del tema nella città di Roma.

Si trattava di un confronto della politica coi corpi intermedi. Ma l’ondata di panico morale retequattrista è partita ugualmente e alcuni giornali, ed è davvero impossibile non notare che alcuni di essi sono direttamente legati a grandi gruppi immobiliari, ne hanno approfittato per rilanciare la campagna contro i movimenti sociali.

Uno degli escamotage propagandistici consiste nel gettare nello stesso calderone chi occupa pubblicamente e aprendo le proprie strutture a chi ne ha bisogno grandi edifici dismessi e chi si impossessa di appartamenti altrui in forma di prevaricazione e spesso con la copertura di qualche banda criminale. Come se un cittadino comune dovesse presidiare la propria abitazione, minacciata da oscure manovre di occupanti organizzati.

Anche per questo, per rivendicare la corretto informazione di fronte a bugie palesi, i movimenti per il diritto all’abitare di Roma ieri hanno chiesto un incontro alla Federazione nazionale della stampa.

L’ideologia della legge di Fdi e della campagna stampa che l’ha promossa è quella che le associazioni di costruttori e grandi proprietari rivendicano da sempre: contro ogni dettame costituzionale, si pretende che il diritto alla proprietà immobiliare, dal quale deriva un bene essenziale come la casa, sia assoluto e che venga prima di ogni interesse sociale.